CASA BALAT
CASA BALAT
Vocazione conviviale e anima ecosostenibile. Nella campagna di Noto, l’artista e architetto palermitano Ignazio Mortellaro trasforma una vecchia stalla in un progetto pilota di bioarchitettura
A TESTA DELL’ACQUA, SULL’ALTOPIANO IBLEO, LA SCOMMESSA DELL’ARTISTA-ARCHITETTO IGNAZIO MORTELLARO. UN PROGETTO SOSTENIBILE E CONVIVIALE DEDICATO A RELAX, PERFORMANCE MUSICALI E MOSTRE POP-UP
Se ci ripensa oggi, Ignazio Mortellaro sorride sollevato come quando ci si ricorda di un pericolo scampato. «Due anni fa, con mio fratello Luca stavamo ‘drammaticamente’ comprando casa a Berlino: lui viveva già lì con la famiglia, mentre io ero sempre in giro tra Portogallo, Sudamerica e Filicudi. Ci sembrava una buona base per le nostre scorribande», racconta l’artista palermitano, classe 1978 e lauree in architettura e ingegneria che rispolvera di tanto in tanto per progettare la casa di qualche amico. La trattativa immobiliare soprannominata ‘follia Berlino’ non va a buon fine e i due fratelli si ritrovano a chiedersi la stessa cosa: «Perché non torniamo in Sicilia?». Partono giri di telefonate finché Vito Planeta, amico vignaiolo proprietario di una raffinata azienda agricola, mette a segno il colpaccio. Sa che in vendita c’è una vecchia stalla, un rudere con il tetto scoperchiato e qualche mucca ancora lì allo stato brado: ‘conoscendoti te ne innamorerai’ dice a Ignazio, che sale su un aereo e in tre giorni finalizza l’acquisto. E così eccoci qui, nel cuore dell’Altopiano Ibleo, in questa parte di Sicilia sconosciuta, talmente verde che sembra l’Irlanda: «La località, Testa dell’Acqua, è vicina a Noto, ma molto isolata. Un terrapieno di roccia calcarea in cui l’acqua ha scavato canyon rigogliosi con laghi, fiumi, muschio e tante
farfalle». Insieme a Luca, produttore musicale fondatore dell’etichetta Stroboscopic Artefacts, decidono di trasferirsi subito. Alla ristrutturazione penseranno dopo. Intanto la battezzano Casa Balat: «La parola viene dall’arabo e significa ‘pietra’. In Sicilia per ‘balate’ si intendono le lastre usate per il basolato delle strade e dei marciapiedi », racconta Ignazio. La prima estate, quella del 2019, dormono su amache di fortuna, montano tende per gli amici – tantissimi – di passaggio, si godono i cieli stellati
‘del più antico insediamento umano sull’isola’. Passata la stagione, vincono un bando europeo di ristrutturazione che fa della loro residenza una casa ‘pilota’ interamente ecosostenibile, dotata di impianti geotermici e fotovoltaici. La ristrutturazione è stata realizzata con antiche tecniche e materiali naturali come la biocalce. «La piscina ad esempio è di coccio pesto, un laterizio sminuzzato impastato con la calce, lo stesso utilizzato dagli antichi romani. Naturalmente l’acqua è salata», spiega Mortellaro. Nelle sue mani questa grande casa votata all’accoglienza si è trasformata in un rifugio dall’atmosfera monastica dove i pochi pezzi di design – un divano di Van Duysen, le sedie di HansWegner attorno al tavolo della cucina Bulthaup – lasciano spazio agli arredi recuperati e fatti a mano, come le finestre di ferro
disegnate da Ignazio o le porte ricavate dagli scarti del vecchio tetto («Le ha fatte il mio amico scenografo Jesse Gagliardi»). Casa Balat viene ufficialmente inaugurata in una calda notte del luglio dell’anno scorso con una mostra collettiva: «Abbiamo invitato una ventina di artisti, tra cui Stefano Arienti e Liliana Moro, e l’abbiamo intitolata Quando non aveva nome il cielo, in omaggio a un antico testo cosmologico assiro babilonese», dice Ignazio. Da allora questo rifugio ha ospitato molti artisti: «Vengono con l’idea di recuperare un tempo non produttivo e stare tra amici». Lentamente, come per un naturale processo osmotico, qui attorno si sta creando una comunità di creativi. In cinque hanno già comprato casa nelle vicinanze: «Mi piace pensare di aver dato il la a un porto di mare in continuo divenire. In giardino c’è una pedana in legno di 200 metri quadrati dove suoniamo, seguiamo le lezioni di yoga di mio fratello e organizziamo feste. Il tavolone della cucina esterna può ospitare fino a 18 persone, la chiamiamo ridendo la ‘mensa del popolo’. Per questo abbiamo piazzato quindici tende fisse fornite di materassi gonfiabili e installato docce e servizi per ospitare viandanti e sognatori». IGNAZIOMORTELLARO.COM