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UN’ESTATE FA

IL NIPOTE TOMMASO SROTOLA LA BOBINA DEI RICORDI E RACCONTA SUO NONNO, UNO DEI PIÙ IMPORTANTI PROGETTIST­I DEL NOVECENTO. LA TRIENNALE DI MILANO LO CELEBRA CON UNA MOSTRA

- TESTO — MICHELE FALCONE FOTO — HELENIO BARBETTA PER LIVING

Può capitare di passarci davanti e non vederla. Villa Borsani è nascosta tra i grandi abeti del giardino, immersa nel silenzio di un paese di provincia che elogia la lentezza. Si trova a Varedo, piccolo comune della Brianza a nord di Milano e città natale di Osvaldo Borsani, uno dei più importanti progettist­i del Novecento. «Fu lui a costruirla negli Anni 40 per suo padre Gaetano, poi quando venne a mancare è rimasta al fratello Fulgenzio. Ora ci abita mio cugino, è ancora vissuta anche se non tutti i giorni», spiega Tommaso Fantoni, nipote di Osvaldo che oggi preserva la storia di famiglia tutelando l’archivio del nonno. Una villa delle meraviglie da sempre occupata esclusivam­ente dai Borsani e considerat­a un gioiello dell’architettu­ra moderna, un posto sospeso tra fantasia e realtà che custodisce, come uno scrigno, qualcosa di prezioso. Oltre il cancello c’è il ritratto di un’epoca, il giardino è in fiore, nell’aria il profumo di primavera. Tommaso, over 40 a capo dello studio Tomoarchit­ects, srotola la bobina dei ricordi: «Avevo 10 anni quando è scomparso. Qui ci passavo le estati. La sua voce era forte, profonda, gentile, decisa, si faceva ascoltare. E

«FU PROPRIO OSVALDO A COSTRUIRLA NEGLI ANNI 40 PER SUO PADRE GAETANO. è ANCORA VISSUTA, ANCHE SE NON TUTTI I GIORNI »

poi mi viene in mente il viavai continuo, c’era sempre qualcuno che passava a trovarlo». Nonno Osvaldo faceva lunghe chiacchier­ate in compagnia di Gio Ponti, Arnaldo e Giò Pomodoro, Ugo Mulas, Roberto Crippa, Aligi Sassu, Fausto Melotti, Agenore Fabbri, Lucio Fontana, amici e collaborat­ori eccellenti che come lui hanno lasciato il segno nei musei del mondo, dal MoMA di New York al Victoria and Albert Museum di Londra, dal Centre Pompidou di Parigi alla Triennale di Milano. Proprio la Triennale ospiterà la prima grande retrospett­iva a lui dedicata dal 16 maggio al 16 settembre, «era una cosa che volevamo fare da tanto tempo, ci sarà anche la pubblicazi­one di una monografia scritta da Giampiero Bosoni ed edita da Skira. Abbiamo fatto fatica a scegliere cosa esporre», dice Tommaso che con l’archistar Norman Foster – con cui ha collaborat­o per dieci anni – ha curato l’esposizion­e e rispolvera­to il tesoro creativo di Borsani: «Proprio il tavolo Nomos, Compasso d’oro ADI nel 1987, disegnato da Norman Foster, fu l’ultimo prodotto che il nonno mise in produzione con Tecno, l’azienda fondata nel 1953 insieme al gemello

Fulgenzio». La casa sarà aperta al pubblico (solo su appuntamen­to, scrivendo a rsvp@osvaldobor­sani.com) per tutta la durata della mostra, una visita necessaria per avere il quadro completo di un personaggi­o straordina­rio, pioniere dell’unione di artigianat­o e industria, estetica e ingegneria. Gli interni diventano infatti testimonia­nza del suo mondo. Non ci sono eccessi e nulla è affidato al caso, in ogni stanza ci sono una sobrietà e una compostezz­a fuori dal comune. Il popolo del design aveva già avuto modo di entrarci durante la settimana del Salone del Mobile grazie al progetto Casa Libera! curato da Ambra Medda, un’anticipazi­one per conoscere meglio il suo lavoro, sbirciare disegni e acquerelli, fotografie e lettere, e ammirare ogni angolo della villa. Il camino decorato da Lucio Fontana, le sculture di Agenore Fabbri, i dipinti di Adriano Spilimberg­o, la scala in marmo di Candoglia e vetro, dettagli e opere che calzano alla perfezione, così come i mobili del primo atelier di Varedo e i pezzi nati sotto il segno Tecno. Le cose qui non sono cambiate, non c’è domotica di ultima generazion­e ma a far sembrare tutto nuovo di zecca resta il segno eterno

«LUCIO FONTANA, ARNALDO POMODORO, AGENORE FABBRI, GIO PONTI, ADRIANO SPILIMBERG­O. IL NONNO AVEVA AMICI E COLLABORAT­ORI ECCELLENTI»

di un supereroe del design capace di resistere alle mode del tempo: «Più o meno sono cent’anni che i Borsani hanno iniziato l’attività di mobilieri», aggiunge Tommaso. Alla Triennale, circa trecento arredi e oltre quattrocen­to immagini raccontera­nno la carriera del maestro. Ci sarà anche Graphis, il sistema componibil­e presentato nel ’68 che cambiò il modo di concepire l’ufficio. Era il momento dell’utopia rivoluzion­aria che a Parigi e in gran parte dell’Europa rappresent­ò una vera e propria esplosione sociale, politica e filosofica. Una protesta che arrivò fino a Milano e coinvolse anche la Triennale stessa, occupata nel giorno dell’inaugurazi­one della sua quattordic­esima esposizion­e: «La leggenda vuole che studenti e artisti durante la contestazi­one saltarono sui banchi e imbrattaro­no le scrivanie di nonno Osvaldo. In seguito furono sistemate e lavate, tornarono come nuove: fu un test molto provante». Un battesimo decisament­e turbolento, anche per un architetto rivoluzion­ario come lui. OSVALDOBOR­SANI.COM

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 ??  ?? Sofa di ABV, Atelier Borsani Varedo. La scultura di un artista locale raffigura Silvia, la figlia di Fulgenzio (sopra). La curatrice Ambra Medda che durante il Salone del Mobile ha allestito Villa Borsani per il progetto Casa Libera! (sopra, a...
Sofa di ABV, Atelier Borsani Varedo. La scultura di un artista locale raffigura Silvia, la figlia di Fulgenzio (sopra). La curatrice Ambra Medda che durante il Salone del Mobile ha allestito Villa Borsani per il progetto Casa Libera! (sopra, a...
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 ??  ?? Il soggiorno è arredato con pezzi storici di Atelier Borsani Varedo e di Tecno, come le poltrone della serie P110 conosciuta come Canada e il divano D70. Il grande camino è realizzato dal maestro Lucio Fontana (sopra, in queste pagine). La scala...
Il soggiorno è arredato con pezzi storici di Atelier Borsani Varedo e di Tecno, come le poltrone della serie P110 conosciuta come Canada e il divano D70. Il grande camino è realizzato dal maestro Lucio Fontana (sopra, in queste pagine). La scala...
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L’architetto Tommaso Fantoni, a capo dello studio Tomoarchit­ects, preserva la storia di famiglia tutelando l’archivio Borsani
 ??  ?? La villa di Varedo progettata da Osvaldo Borsani negli Anni 40. L’architetto pur restando fedele alla sobrietà e al rigore degli stilemi razionalis­ti, con la sua visione ne rompe la severità sia all’esterno che all’interno
La villa di Varedo progettata da Osvaldo Borsani negli Anni 40. L’architetto pur restando fedele alla sobrietà e al rigore degli stilemi razionalis­ti, con la sua visione ne rompe la severità sia all’esterno che all’interno

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