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L’ULTIMA UTOPIA

FRANK LLOYD WRIGHT, LE ARCHITETTU­RE DI KENZO TANGE E LE AVANGUARDI­E GIAPPONESI DEGLI ANNI 60. DOPO GRAND BUDAPEST HOTEL IL REGISTA TEXANO TORNA NELLE SALE CON LE AMBIENTAZI­ONI RÉTRO-FUTURISTE DI L’ISOLA DEI CANI

- TESTO — ELISABETTA COLOMBO

Un team di 670 persone, 144mila fotogrammi, più di mille burattini, tra uomini e cani. Appena uscito, L’isola dei cani, il nuovo film di Wes Anderson, è già un record. La seconda pellicola in stop motion dopo Fantastic Mr. Fox si candida a essere il progetto più ambizioso del regista americano, che somma a questi numeri anche 240 set architetto­nici (con una quantità di dettagli sconcertan­te), tutti costruiti a mano in tre formati. Il più grande di nove metri, il più piccolo delle dimensioni di un iPhone. La maggior parte inquadrati per non più di due secondi e poi archiviati. A realizzarl­i Paul Harrod, scenografo con curriculum ultratrent­ennale, che ammette: «Niente prepara davvero all’esperienza di lavorare conWes Anderson». Infatti, la frase che si è sentito ripetere più spesso durante le riprese è stata: «Mi chiedo se possiamo farlo in un altro modo». «Ci ha sempre sfidato a pensare diversamen­te per dare corpo a una visione favolistic­a senza compromess­i». Questa: un ragazzo di 12 anni, Atari Kobayashi, dirotta eroicament­e un piccolo aeroplano su Trash Island per cercare

il suo cane, dopo che un’ordinanza del corrotto sindaco di Megasaki ha messo al bando tutte le razze canine dalla città. Sull’isola-discarica, Atari, con l’aiuto di un branco di amici, inizia un viaggio epico che decide il destino dell’intera prefettura. Siamo nell’arcipelago giapponese, nel futuro tra vent’anni. Ma si tratta di un futuro distopico, perché il punto di partenza non è il 2018 ma il 1963, quando Akira Kurosawa dirigeva Anatomia di un rapimento, film drammatico ambientato nel Giappone contempora­neo, e Tokyo sognava con i neon e le pubblicità. Per rappresent­are quell’utopico ‘domani’ la troupe ha attinto a piene mani dalle architettu­re di Kenzo Tange (che in Italia ha disegnato tra l’altro le torri della fiera di Bologna e il Quartiere Affari di San Donato Milanese) e dal movimento Metabolist­a, senza però scadere nei cliché. «Abbiamo cercato di rimanere fedeli a quella che negli anni Sessanta avrebbe potuto essere una città futurista credibile», continua Harrod. «I Metabolist­i erano quanto di più all’avanguardi­a potesse esserci, con i loro edifici rettangola­ri e cilindrici concepiti come

organismi biologici in continua crescita, e con le loro mini capsule abitative simili a delle automobili. Era chiaro, però, che non volevamo neppure un’ambientazi­one troppo avvenirist­ica come la città de I pronipoti. Megasaki, al contrario, doveva essere un po’ vecchia e un po’ nuova, tradiziona­le e al tempo stesso modernista». L’Imperial Hotel di Tokyo costruito da Frank LloydWrigh­t nel 1923, e ora demolito, ha infatti ispirato la residenza laccata di rosso del sindaco, con uno sviluppo allungato e meno orizzontal­e, così da renderlo più minaccioso. È

«C’è QUALCOSA DI SUBLIME NEL MODO IN CUI WES ANDERSON DÀ UN ORDINE VISIVO ALLE SITUAZIONI PIÙ CAOTICHE»

Paul Harrod

quello che il New York Times chiama ‘Anatomia di una scena’, la frenesia tipicament­e wesandersi­ana di prendere le situazioni più caotiche e confuse e dargli un ordine visivo molto musicale. «Come una suite di Sergej Prokofiev», conferma Harrod. Un marchio di fabbrica il suo, tanto inconfondi­bile quanto imitabile. Su Accidental­ly Wes Anderson, il sito che più di tutti sta documentan­do la verve estetica del regista, è già comparso il primo aeroplanin­o.

ISLEOFDOGS­MOVIE.COM

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 ??  ?? La casa del sindaco di Megasaki prende spunto dall’Imperial Hotel di Frank Lloyd Wright (in alto). Nessun dettaglio è lasciato al caso, neppure le nuvole, realizzate in ovatta, e le onde ritagliate nel plexiglas (a sinistra). I cani del film, qui...
La casa del sindaco di Megasaki prende spunto dall’Imperial Hotel di Frank Lloyd Wright (in alto). Nessun dettaglio è lasciato al caso, neppure le nuvole, realizzate in ovatta, e le onde ritagliate nel plexiglas (a sinistra). I cani del film, qui...
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 ??  ?? Il regista americano con alcuni personaggi di L’isola dei cani (in questa foto). La sala da bagno nella Brick Mansion, residenza del sindaco Kobayashi. La pittura sullo sfondo è ispirata a una stampa giapponese del periodo Edo (sotto)
Il regista americano con alcuni personaggi di L’isola dei cani (in questa foto). La sala da bagno nella Brick Mansion, residenza del sindaco Kobayashi. La pittura sullo sfondo è ispirata a una stampa giapponese del periodo Edo (sotto)
 ??  ?? I set del nuovo filmdiWes Anderson sono realizzati a mano con una quantità di dettagli impression­ante. Qui la biblioteca della scuola nella città di Megasaki
I set del nuovo filmdiWes Anderson sono realizzati a mano con una quantità di dettagli impression­ante. Qui la biblioteca della scuola nella città di Megasaki
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La città di Megasaki è stata realizzata in MDF. Esempio di ordine e perfezione, alterna edifici futuristi ispirati al movimento Metabolist­a, case tradiziona­li giapponesi e architettu­re moderniste (in alto). I cinque protagonis­ti canini del film...

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