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LA NY DI IAN SCHRAGER

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Una vita sulle montagne russe. Nei 71 anni di Ian Schrager si sono avvicendat­i i night club più famosi della storia e una decina di hotel sparsi in tutti gli States (oltre che un anno in prigione per evasione fiscale). Eppure Schrager, con il suo marcato accento old school, ha ancora l’aria di un ragazzo che si mangerebbe il mondo. Di certo, pochi come lui capiscono il lusso e i suoi cambiament­i. E questa è l’epoca dello sfarzo populista, senza pretese e non ossequioso. Nel suo ultimo hotel, il Public, ha messo al bando servizi come la colazione in camera ma di contro ha introdotto la ‘scena’, il contesto, per guardare e essere guardati (e magari instagramm­ati). La sua prossima avventura guarda a Brooklyn, «perché Manhattan non è più avant-garde come un tempo», dice. Eppure è lì che vive. «Mi piacciono i suoi ristoranti, il vegano AbcV, e i classici caffè, da La Colombe su Lafayette a Dean & DeLuca, a Soho. Forse sarò controcorr­ente ma la nuova architettu­ra di New York non mi emoziona, anche se tra i palazzi più belli che ho visto in vita mia ci sono il New York Times Building e la Morgan Library, entrambi di Renzo Piano». Scommette sul futuro ma tradisce una passione per l’antico e per fare un regalo alla moglie di seconde nozze, l’ex ballerina TaniaWahls­tedt, preferisce i gioielli di James Robinson, il mitico antiquario di Park Avenue specializz­ato in Belle Époque. Per respirare la vecchia New York, a ogni modo, c’è solo un posto: «Peter Luger a Brooklyn ha la bistecca più buona al mondo. Ci andavo più di 50 anni fa con mio padre e da allora nulla è cambiato. È un posto che mi ha insegnato a essere veri, rimanendo fedeli a se stessi».

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