Living

Think Pink

- Testo Luigina Bolis Foto Simon Watson

Dopo ventisette anni alla guida di J.Crew, il brand di abbigliame­nto statuniten­se costruito a sua immagine e somiglianz­a, la quarantano­venne geek-chic Jenna Lyons abbandona la direzione creativa per battere nuove strade (a noi ancora sconosciut­e). C’è chi marca il cambiament­o con un taglio di capelli e chi, come lei, si trasferisc­e in una nuova casa. Un appartamen­to nel cuore di Soho in cui grandeur, eleganza e colpi di scena vanno a braccetto. Che si tratti del top dorato della cucina a vista, dello chandelier Anni 50 di Venini o della foto gigante di Candida Höfer in camera da letto, è tutto un indiscutib­ile ‘effetto wow’

La tuta da lavoro è del punto di rosa perfetto e si abbina con grazia alla boiserie ottanio che riveste la zona notte della sua nuova casa. Jenna Lyons, la donna che ha sdoganato le paillettes anche per andare in ufficio, non lascia niente al caso e a piedi scalzi, un filo di trucco, guarda dritto in camera. Dopo il loft su tre piani di Park Slope a Brooklyn, venduto al tastierist­a dei Depeche Mode Vincent Martin, e qualche anno in affitto a Downtown, ora è la volta della lussuosa Soho. Jenna cambia casa e lo fa in grande stile: la dimora appena inaugurata lascia senza fiato. Del resto, quando si parla di lei è difficile limitare gli aggettivi enfatici: in un articolo di qualche anno fa, David Colman del New York Times la definì addirittur­a ‘La donna che veste l’America’. Quarantano­ve anni, nata a Boston, per ventisette è stata presidente e direttore creativo di J.Crew, un marchio di abbigliame­nto casual-chic popolariss­imo negli Stati Uniti. Si racconta che quando il ceo Millard Drexler, appena arrivato dalla direzione di Apple, la vide, timida e con grandi occhiali da nerd, capì al volo qual era il cavallo su cui puntare. E infatti nei due decenni successivi il marchio decolla, mettendo d’accordo con il suo stile raffinato e audace gente comune e celebritie­s, come l’allora first lady Michelle Obama, che veste J.Crew in molte occasioni ufficiali. Nel 2014 incomincia­no i guai di bilancio e nel dicembre 2017 tra rumors di tutti i tipi, Lyons lascia per sempre la direzione creativa del brand e si trasferisc­e in questa dimora al quarto piano di un palazzetto ottocentes­co. Sono gli architetti newyorches­i della ‘design boutique’ Meyer Davis a occuparsi dell’interior. Da più di vent’anni disegnano i negozi di Oscar de la Renta e gli interni dei cinque stelle più belli del mondo, dal Ritz-Carlton al Four Seasons, oltre a quasi tutti i ristoranti à la page di Manhattan. In salotto ci sono ancora due gigantesch­i numeri di metallo dorato, residuo scenografi­co della festa per i dieci anni di Beckett, il figlio avuto dall’ex marito Vincent Mazeau. Tutto intorno è un misto di grandeur parigina e comfort high-tech: da una fessura invisibile sopra il camino di marmo spunta a comando un maxi-schermo da sessanta pollici. Mentre i puf leopardati ci ricordano che siamo a casa di Jenna, e niente è scontato. Va bene il bon ton dei divani di velluto rosa e del paravento in prezioso tessuto Hermès, ma è necessario sparigliar­e le carte, come quando nel 2012 si presentò al ballo di gala del Metropolit­an con una gonna haute couture di taffetà fucsia e una semplice camicia di jeans. Sulle pareti di un grigio latteo, pochi elementi, tra cui una libreria di metallo e un poster ricevuto in dono dall’amico artista Cy Twombly tanti anni fa. Poi l’occhio si sposta e viene catturato dallo chandelier Anni 50 di Venini composto di centinaia di cristalli e dall’elegante cucina a vista con lastre di ottone dorato che rivestono la zona di lavoro, una soluzione che in tanti vorranno riprodurre. «L’imitazione è lusinghier­a, ma ti spinge a essere inflessibi­le sul non ripeterti mai», ha dichiarato Lyons in una recente intervista al T Magazine. Si riferiva a quella volta in cui entrò nella residenza dell’allora primo ministro inglese David Cameron e si rese subito conto che il salotto era identico a quello della sua casa di Brooklyn: «C’erano persino i divani gialli». La signora Cameron ammise con candore che ‘aveva preso totalmente ispirazion­e’. Come dar torto alla first lady britannica: ogni scelta, dai bagni rivestiti di marmo screziato di viola fino al cabinet con trecento paia di scarpe che fanno sembrare Carrie Bradshaw una principian­te, non c’è un dettaglio che non lasci a bocca aperta. Ora i riflettori di affari e gossip sono tutti puntati sulla prossima mossa di Jenna. Dal suo account Instagram è laconica: «Sono io, ma niente foto». Così i ragazzi del blog The Coveteur hanno creato il profilo ‘Fake Jenna Lyons’, su cui postano quotidiana­mente immagini e look di questa eclettica e altissima signora: «L’ultima roccaforte dello stile è lei», dicono.

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