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ALDO CIBIC

40 METRI QUADRI A MILANO: L’APPARTAMEN­TO IN MINIATURA DI UN MAESTRO DEL PROGETTO. «UNA SALA DOVE CONVERSARE, UN TAVOLO IMPORTANTE, UNA CAMERA DA LETTO ALCOVA E UNA CUCINA COME QUELLA DI UNA BARCA. SE HO BISOGNO D’ALTRO C’è UNA CITTÀ PRONTA A ACCOGLIERM­I»

- Susanna Legrenzi

40 metri quadrati: il pied-à-terre milanese del maestro veneto è un prototipo di tiny house che sperimenta nuovi orizzonti. «Le abitazioni del futuro avranno dimensioni ridotte e arredi essenziali. Il resto sarà condiviso»

Quando incontri Aldo Cibic – il ragazzo di Schio che nel 1979 comincia a lavorare con quell’irraggiung­ibile gigante di Ettore Sottsass, e di cui l’anno successivo è già socio – l’unica certezza è che non ci sono certezze. Come il più leonardesc­o dei grandi maestri del progetto a tutto tondo, anche Cibic vive di innamorame­nti improvvisi, dettati da uno sguardo obliquo e sincero sul mondo. Il mondo dell’architettu­ra, del design, delle grandi mostre internazio­nali, di cui è stato protagonis­ta in episodi importanti. Come il progetto d’allestimen­to della Biennale di Architettu­ra di Venezia del 2006, in cui venivano messe a confronto le esperienze urbane di 16 grandi città. Ma anche il mondo nella sua dimensione antropofis­ica, dalla California, dove ha viaggiato a lungo per capire i segreti di un Eldorado 4.0, alla Cina, dove insegna alla Tongji University di Shanghai. Con la stessa leggerezza con cui si racconta, Cibic racconta anche di progetti e ricerche che ci riguardano sempre molto da vicino. Lo puoi incontrare alla Rinascente di Milano, dove nel 2007 intervista in vetrina (quasi fossimo in YouTube) centinaia di esperti ponendo a tutti una sola (feroce) domanda: «Perché Design?». Così come ai tavoli del Caffè Florian di Venezia, dove nei mesi scorsi ha presentato (IN)Complete (incomplete. design): «Un’indagine sulla vita e sul design per raccoglier­e dati su cosa è realmente rilevante per progettare il nostro futuro».

Può comparire alla Galleria Jannone di Milano, l’accezione più estrema di design democratic­o, così come nel cortile di Paola C., l’amica di sempre per la quale ha disegnato vetri e ceramiche bellissime ma anche una collezione di piccoli oggetti in legno, la Woodwork, con l’architetto indiano Bijoy Jain. Questa volta ad accoglierc­i è la sua nuova casa di Milano, quella che tutti definirebb­ero un pied-àterre, mentre se è Cibic a raccontarl­a diventa qualcosa che ha a che fare con tutti noi: un prototipo. «Una casa in miniatura così come sarà la maggior parte delle case che popolerann­o città sempre più abitate dove gli appartamen­ti già ora rispondono o costringon­o a nuove abitudini, mentre la condivisio­ne degli spazi comuni diventa sempre più nevralgica. Case come alberghi dove si lavora e ci si incontra nelle hall. In questo caso, nel poco di 40 mq, c’è una sala dove posso conversare in tranquilli­tà, un tavolo dalle dimensioni importanti, una stanza da letto alcova e una cucina grande come quella di una barca. Se ho bisogno d’altro, c’è una città pronta a accoglierm­i». Cibic non è nuovo a queste esperienze. Tra i suoi lavori più potenti c’è Microreali­ties. «Un progetto sui luoghi e sulle persone», riassume oggi. «Una occasione per produrre identità e senso di appartenen­za nelle periferie. Era il 2006 e in Cina già una moltitudin­e di persone

veniva spostata dai vecchi quartieri del centro, in via di demolizion­e, a grandi palazzi nelle periferie. Lo spazio personale e il comfort aumentavan­o, ma un universo di valori e di relazioni andava perduto per sempre. Da lì l’idea che le linee della metropolit­ana, con le loro stazioni, potessero diventare un’incredibil­e opportunit­à per creare ogni volta il centro di una nuova comunità in cui riconoscer­si». Architetto e designer

«NEL FUTURO? CASE COME ALBERGHI, DOVE SI LAVORA E CI SI INCONTRA NELLE HALL»

autodidatt­a, Cibic scende dal Ring di Ettore Sottsass (il celebre letto che vede ritratto l’intero dream team Memphis, da Michele De Lucchi a Matteo Thun) nel 1989 quando inizia l’attività in proprio fondando la Cibic & Partners. Riassunto di questi ultimi mesi? «Ho da poco finito un piccolo insediamen­to di edifici in pietra nei boschi che sovrastano la baia di Fethiye in Turchia. Tre abitazioni, una grande cucina e un soggiorno in comune. Il complesso include un atelier, un orto, una piscina e una vasca per i pesci». A casa Cibic a Milano, naturalmen­te non c’è spazio per tutto questo. Ma non ci si sente stretti. Perché la brezza che tira soffia verso il futuro. CIBICWORKS­HOP.COM

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 ??  ?? Aldo Cibic sul suo tavolo con struttura in legno di frassino laccato a poro aperto dei primi Anni 90. Sul piano, da sinistra: la mano è una scultura di Cibic; dietro, fotografia di Fabio Zonta; vassoio Woodwork, Bijoy Jain e Aldo Cibic per Paola C.; l’opera in nero è di Andreas Schulze; sua la piccola lampada. A parete elefantino in ceramica di Bassano smaltata lucida Eleph, sempre di Aldo Cibic. Poltrona arancione Wiener Stuhl, Gebrüder Thonet Vienna
Aldo Cibic sul suo tavolo con struttura in legno di frassino laccato a poro aperto dei primi Anni 90. Sul piano, da sinistra: la mano è una scultura di Cibic; dietro, fotografia di Fabio Zonta; vassoio Woodwork, Bijoy Jain e Aldo Cibic per Paola C.; l’opera in nero è di Andreas Schulze; sua la piccola lampada. A parete elefantino in ceramica di Bassano smaltata lucida Eleph, sempre di Aldo Cibic. Poltrona arancione Wiener Stuhl, Gebrüder Thonet Vienna
 ??  ?? Madia Tibetan di Aldo Cibic: struttura in legno colorato con pannellatu­re in legno Osb verniciato e decorato; vasi disegnati per Paola C. A parete, opera di Andreas Schulze. Radiatori Tubes (sopra, a sinistra). L’architetto nell’androne della sua casa milanese (sopra). La cucina, celata da due persiane bianche, ha un piano in legno verniciato; fuochi e lavello in acciaio, entrambi Alpes Inox (nella pagina accanto)
Madia Tibetan di Aldo Cibic: struttura in legno colorato con pannellatu­re in legno Osb verniciato e decorato; vasi disegnati per Paola C. A parete, opera di Andreas Schulze. Radiatori Tubes (sopra, a sinistra). L’architetto nell’androne della sua casa milanese (sopra). La cucina, celata da due persiane bianche, ha un piano in legno verniciato; fuochi e lavello in acciaio, entrambi Alpes Inox (nella pagina accanto)
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 ??  ?? In salotto, poltroncin­a First di Michele De Lucchi per Memphis Milano; il divano, lo sgabello e il tavolino sono autoproduz­ioni di Cibic; tappeto Jungle per Moret. A parete, tessuto incornicia­to di Grazia Montesi (a sinistra). Sulla colonna adiacente alla scala, vaso Cuppone per Paola C. e, a parete, opera di Andreas Schulze (sotto)
In salotto, poltroncin­a First di Michele De Lucchi per Memphis Milano; il divano, lo sgabello e il tavolino sono autoproduz­ioni di Cibic; tappeto Jungle per Moret. A parete, tessuto incornicia­to di Grazia Montesi (a sinistra). Sulla colonna adiacente alla scala, vaso Cuppone per Paola C. e, a parete, opera di Andreas Schulze (sotto)
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 ??  ?? È una piccola alcova la stanza da letto nel soppalco (a sinistra). La doccia ricavata in una nicchia è rivestita di cemento; rubinetter­ie Nobili e sgabello di Aldo Cibic (sotto)
È una piccola alcova la stanza da letto nel soppalco (a sinistra). La doccia ricavata in una nicchia è rivestita di cemento; rubinetter­ie Nobili e sgabello di Aldo Cibic (sotto)
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