ARTE
Da quando la città è sotto il radar, molti artisti hanno ricevuto attenzioni e opportunità che non avevano mai avuto prima. «Chi è rimasto, anche nei tempi più duri, merita un riconoscimento», dice Anthony Curis, co-fondatore di Library Street Collective, una delle più rinomate gallerie di arte contemporanea a Downtown. «Le nuove condizioni socio-economiche hanno contribuito a creare progetti urbani unici nel loro genere». Dal suo Belt, il vicolo dedicato all’arte pubblica dietro la galleria, Curis alterna bimestralmente opere site specific di autori locali e internazionali. Agli inizi di ottobre ha anche inaugurato il progetto Mirage Detroit: l’incredibile installazione del losangelino Doug Aitken, aperta al pubblico fino a febbraio 2019. All’interno della ex State Savings Bank, costruita nel 1900, Aitken ha realizzato una scultura di specchi che riprende la forma delle tipiche abitazioni della periferia americana. «L’architettura di questo edificio è sublime, congelata nel tempo», commenta Aitken dall’interno della sua opera. «Nella casa il suolo è composto da pietre e rocce provenienti dalle foreste del Michigan, le pareti invece riflettono la luce. È un’opera allucinogena: come se l’edificio respirasse di nuovo». E se in questo periodo di rinascita enti pubblici e imprenditori edili hanno riconosciuto il potere trasformativo e provocatorio dell’arte contemporanea, tappa obbligatoria per gli amanti di quella classica e moderna è il Detroit Institute of Arts, uno dei musei più importanti degli Stati Uniti. Tra i capolavori esposti un autoritratto di Vincent Van Gogh e diverse opere di Andy Warhol, oltre agli imponenti murales realizzati da Diego Rivera (il marito di Frida Kahlo), su commissione della Ford, dedicati