DESIGN
La cosa che più li unisce è l’attrazione per l’irregolarità. I designer Ayako Aratani e Evan Fay, partner dello studio Aratani Fay, fanno parte della nuova generazione di Detroit makers. Il laboratorio a venti minuti da Downtown è dove le idee prendono forma e la precisione del design dialoga con la sapienza delle mani. I loro complementi d’arredo sono opere d’arte domestiche, mix di estetica punk, momenti poetici, forme caotiche e strutture lineari. Nell’ottica della condivisione, all’interno di un capannone affacciato sull’East River, il designer Chris Schanck ha radunato un team di trenta artigiani: «Formiamo uno studio a ‘conduzione familiare’», spiega. «Il processo creativo è organico, parto da uno schizzo che mostro agli altri spiegando l’idea che ho in testa». Per la mostra Under The Night Sky alla galleria Friedman Benda di New York, Schanck ha creato due alieni in resina coperti da strati di vetro e ceramica. «Riflettono sull’universo, sull’unione tra arte, fantascienza e teorie cospirative», continua l’artista. «A differenza della mentalità operaia di Detroit, nei miei progetti fantasia e divertimento vengono prima della funzionalità». Opposto invece l’approccio del designer Colin Tury, la cui estetica minimale è profondamente legata alla cultura della Motor City. Il suo studio a Southfield, un sobborgo settentrionale dove in passato si facevano saldature, è ancora pieno d’attrezzi. «Davanti al mio atelier ci sono un paio di officine meccaniche», spiega Tury. «Nonostante la recessione questi laboratori sono riusciti a resistere. È un onore per me collaborare con loro, mostrando nella semplicità del mio design tutti i passaggi dei processi di lavorazione manuale».