Orgoglio capitale
LONDRA, CITTÀ ANCORA APERTA
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Dopo un annus horribilis, malgrado la Brexit, ospita nuovi esempi di resistenza. E punta sull’accoglienza: benvenuta, Meghan
L’11 SETTEMBRE DI LONDRA È ACCADUTO LO SCORSO GIUGNO. Assieme ai 24 piani della Grenfell Tower e a 71 esseri umani, si è polverizzata una certa immagine dell’unica vera metropoli europea. La città delle idee che generano futuro, stordita da un senso di ordinaria vergogna per una tragedia causata da una bieca speculazione edilizia. È stato l’ultimo di una serie di traumi iniziati con il voto per la Brexit, diciotto mesi scanditi dal ritmo sinistro delle minacce terroristiche. La maggioranza delle quali si sono rivelate virtuali, ma alcune dolorosamente reali. Lo sanno bene quelli che stavano a New York dopo il crollo delle Torri. Il “dopo” immediato è una tempesta di emozioni annunciata da tuoni di rabbia e impotenza. Quello che arriva in seguito è un lampo di energia, che trasforma il caos in forza vitale. Londra 2018, confusa ma piena di vita, appunto. Per scoprirlo bisogna tornare a camminare per strada, riscoprire il valore dell’incontro, della conversazione. Ad Acklam Village, un piccolo spazio pubblico per mercatini a nord di Portobello e a pochi isolati dalla Grenfell Tower, è successo qualcosa di formidabile. Un musicista reggae, Niles Hailstones, ha preso possesso della struttura per trasformarla in un centro di supporto per il quartiere, una sorta di squat, di occupazione. In sei mesi Acklam Village si è popolato di molti rimasti senza casa e si è dotato di un’organizzazione che programma eventi, concerti, dibattiti su come migliorare le cose. La municipalità ha provato a reclamare lo spazio (che rende parecchio) ma si è subito arresa. È il