Serie tv
L’omicidio che ha segnato gli anni 90 e due viaggi nel tempo fra androidi e anime racchiuse in un chip
American Crime Story L’omicidio Versace
Il chirurgo taglia la maglietta con la Medusa e cerca invano di salvare Gianni Versace. American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace (dal 19 gennaio su FoxCrime) si apre con gli ultimi sette minuti di vita dello stilista, ucciso a Miami nel 1997 da Andrew Cunanan. È una scena brutale, ma resistete, è importante. La serie va vista per tre motivi. Il primo è che fa una prima scelta cruciale: raccontare la morte di Versace come uno degli eventi che hanno definito il decennio. Il secondo è Ryan Murphy, uno che ha plasmato la tv contemporanea, da Nip/Tuck a Glee. Con la prima stagione, aveva usato la storia di O.J. Simpson per guardare l’anima razzista dell’America. Col caso Versace, altro bersaglio: l’omofobia. Infine: il cast. Édgar Ramírez è un Versace bello e credibile, Darren Criss fa una gran figura nel ruolo dell’assassino, ma è Penélope Cruz a offrire un ritratto indimenticabile di Donatella Versace. Cambiamo scenario con Electric Dreams, dal 12 gennaio su Amazon Prime Video. I «sogni elettrici» erano quelli degli androidi nel libro di Philip K. Dick da cui è stato tratto Blade Runner. In un’epoca in cui tutto è fantascienza, pure il western e il mélo, la serie omaggia lo scrittore senza il quale non esisterebbe metà di ciò che immaginiamo sul futuro. Sono dieci episodi ispirati ad altrettante storie di Dick, sembra Black Mirror, ma con meno moralismo e un cast superiore: Bryan Cranston, Steve Buscemi, Terrence Howard, Anna Paquin. Ci porta avanti nel tempo anche il lancio più importante di Netflix di inizio 2018, Altered Carbon (2 febbraio). Lo fa con una domanda: come sarebbe la nostra vita se ciò che siamo (coscienza, ricordi, opinioni) potesse stare dentro una chiavetta Usb? Fa paura, perché in fondo, a un certo livello, è già così.