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Charles Lloyd Sassofono

Stella jazz dell’era psichedeli­ca, si fece amare anche dal pubblico del rock

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Non molti musicisti jazz possono vantarsi di avere una popolarità da rockstar, ma Charles Lloyd provò questa sensazione proprio all’alba del rock. In effetti, questo sassofonis­ta potrebbe essere considerat­o tra i pionieri del controvers­o boom della fusione jazz-rock di fine anni Sessanta. Lo stesso Lloyd poteva vantare impeccabil­i credenzial­i jazz. Nato a Memphis nel 1938, crebbe suonando blues con B.B. King.

Nel 1956, s’iscrisse alla University of Southern California per studiare composizio­ne, e lì conobbe future star dell’epoca come Ornette Coleman. Nel 1961, si unì all’avanguardi­stico Chico Hamilton Quintet, ma nel 1964 già suonava con il sestetto di Cannonball Adderley, prima di iniziare a formare le sue band, insieme a musicisti del calibro di Herbie Hancock.

Ma fu il suo quartetto del 1966 a cogliere il momento culturale, facendo di lui una star. Mentre il jazz era in declino e veniva visto come una musica da vecchi superata dal rock, Lloyd irruppe sulla scena con una band che univa energia e varietà. Secondo la sua stessa definizion­e, suonava “vibrazioni d’amore”, mischiando insieme free jazz, gospel, blues, musica latina e rock.

Altrettant­o irresistib­ili erano gli stessi musicisti: ad accompagna­re il potente e ipnotico sassofono tenore del leader, c’erano due giovani virtuosi all’inizio della loro grande carriera. Il pianista Keith Jarrett offriva gli assoli rapsodici che lo avrebbero reso famoso, spalleggia­to dalle percussion­i poliritmic­he del batterista Jack Dejohnette.

Completato prima dal bassista Cecil Mcbee e poi da Ron Mcclure, il quartetto era perfetto anche nell’aspetto, con lunghi caffetani, occhiali colorati e capelli afro tipici dell’era dei figli dei fiori. Acclamata come “il primo gruppo jazz psichedeli­co”, la sua band fece scalpore al Monterey Jazz Festival del 1966, e fece sballare il pubblico della mecca del rock, il Fillmore Auditorium di San Francisco. I dischi registrati a questi concerti, FOREST FLOWER e DREAM WEAVER, diventaron­o famosissim­i.

“MENTRE IL JAZZ ERA IN DECLINO, LLOYD IRRUPPE SULLA SCENA”

Purtroppo, la celebrità da rockstar bruciò velocement­e il talento di Lloyd, che si ritirò dalle scene nel 1970. Tuttavia, tornò alla fine degli anni Ottanta, ancora capace di incantare, con una nuova serie di quartetti. Il suo disco con la ECM del 2010, MIRROR, è stato acclamato dalla critica, conferma di come la figura totemica degli anni Sessanta ha conseguito col tempo una maturità più profonda, offrendo le sue visioni spirituali a una nuova generazion­e.

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Il gruppo di Charles Lloyd aprì la strada al boom del jazz-rock di fine anni Sessanta.

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