CHE VANTAGGIO LA SUPERSTIZIONE!
Ragno in casa porta soldi, gatto nero che ti taglia la strada porta disgrazia, idem la civetta che canta di giorno, la coccinella che atterra su di noi porta fortuna. Chi ci crede e chi se ne frega. Goethe sosteneva che la «superstizione è la poesia della vita», mentre Diderot denunciava che «offende Dio più dell’ateismo». Benedetto Croce se la cavò con la notissima battuta: al malocchio non ci credo però esiste. La superstizione, comunque, si insinua nella storia d’ogni Paese. Giuseppe Mazzini era adorato dai seguaci che, però, in sua presenza tastavano furtivamente amuleti segreti. Mussolini “si toccava” spesso e vistosamente (anche sotto l’obbiettivo del fotografo) mentre Sandro Pertini fece le corna (giustamente) a Craxi che, per il suo 80°compleanno, declamò: «Auguri al compagno Pertini che è ancora fra noi». Gli italiani sono superstiziosi? A giudicare dalla maniacale ostinazione con cui grattano e vincono (o perdono) credono nella buona sorte e, ovviamente, nel suo contrario. Quanto al sottoscritto, passa a cuor leggero sotto una scala, non si allarma se sulla tovaglia il pane è capovolto, o due coltelli si sono incrociati o se qualcuno rovescia il sale. Ma se un gatto nero mi taglia la strada, non so perché freno e lascio passare qualcun altro. Quanto al venerato quadrifoglio, per me ha il valore del radicchio: