« L’ha vista morta e ha urlato»
«SÌ, QUANDO FEDERICO È ENTRATO A CASA DI ASHLEY ERO PRESENTE», RIVELA A CLAUDIA COLIVICCHI, LA TESTIMONE CHIAVE. «LEI ERA NUDA, IMMOBILE. E LUI ERA DISPERATO». DALL’ULTIMA SERA FUORI AL CELLULARE SCOMPARSO, ECCO I TASSELLI DI UN CASO INTRICATO
Al centro di piazza Santo Spirito, una delle più belle di Firenze, è stato dipinto un murales. Un volto di donna, un corpo d’uomo con la testa di caprone e la scritta Don’t be afraid, non avere paura. È una parola. Dietro l’angolo è stata assassinata una donna. Ashley Olson, americana, era arrivata a Firenze nel 2012 al seguito del padre, grande appassionato d’arte. L’assassino l’ha strangolata e abbandonata nuda con un paio di calzini ai piedi. Ashley non aveva paura. Aveva scelto di vivere Oltrarno, nel quartiere della Bohème, della vita notturna, ma anche della droga, dell’alcol, delle risse tra ubriachi. Era fidanzata con Federico Fiorentini, 43 anni, pittore, che è subito finito sotto la lente degli inquirenti. «Mi rifiuto di pensare che sia stato lui», commenta un amico. «Troppo buono e sensibile». Un’amica di lei corregge il tiro: «Ashley si confidava con me, non era felice, il loro era un rapporto tossico. Troppi litigi, troppe gelosie. Lei era indipendente, una vera americana. Aveva già alle spalle un matrimonio fallito negli Stati Uniti, voleva una casa e un lavoro per sentirsi autonoma». Nel quartiere la conoscevano tutti. Parlano di lei in piazza, tra il fumo di hashish, lattine e bottiglie di birra che rotolano vuote sul sagrato della chiesa. La ricordano i baristi dei suoi locali preferiti, il Volume e il Cabiria. La piange un’amica che sul portone di casa scrive con un rossetto «lui è colpevole», e ripete tra le lacrime «è stato lui, lo so, è stato lui». Claudia Colivicchi, proprietaria dell’appartamento in cui è avvenuto il delitto, non ha più lacrime. «Sto male, sono sconvolta», dice al telefono. «Tutta questa violenza su una donna minuta, allegra e indifesa mi dà il voltastomaco. È uno schifo. Il quartiere si è riempito di spacciatori, gente spietata pronta a tutto, anche ad aggredirti con una bottiglia rotta, ubriachi, gente che perde il controllo, violenta». Claudia Colivicchi è una testimone chiave. Federico, fidanzato della vittima, l’ha chiamata sabato.
LA CHIAVE DI SCORTA
Era preoccupato perché da giorni non sentiva più Ashley. Le ha chiesto se aveva una chiave di scorta per aprire l’appartamento e controllare se fosse successo qualcosa. «Eravamo in tre», spiega Claudia. «Federico, io e il mio fidanzato. Ho aperto la porta e mi sono fermata sul pianerottolo. È entrato solo Federico». Ashley abitava lì da pochi mesi, a giorni avrebbe dovuto decidere se rimanere o cercarsi un’altra sistemazione. L’appartamento è minuscolo. Soggiorno, cucinino e soppalco con il letto. Per capire cos’era successo sono bastati pochi secondi. «Abbiamo sentito un urlo», continua Claudia, «e siamo entrati anche noi. Ashley era nuda, stesa a terra accanto al divano letto. Era morta, non c’era il