Ciao, grande Ziggy
DAVID BOWIE SE N’È ANDATO. DUE GIORNI PRIMA ERA USCITO L’ALBUM-TESTAMENTO QUI UNO SCRITTORE CI SPIEGA PERCHÉ È STATA LA STELLA PIÙ LUMINOSA. E PERCHÉ CI MANCHERÀ
David Bowie ci ha saputo sorprendere anche nel suo atto estremo. Come il protagonista di una narrazione, il personaggio di una di quelle favole musicali che lui inventava per i suoi dischi. David Robert Jones è morto nella notte tra il 10 e l’11 gennaio, appena dopo aver compiuto 69 anni, l’8 gennaio. Quello stesso giorno era uscito il suo ultimo disco di inediti, Blackstar, da lui stesso dichiarato l’atto finale della sua carriera musicale. Anche se il cancro contro cui lottava da un anno e mezzo non avesse avuto la meglio, non avremmo più avuto dischi di Bowie, che aveva deciso di ritirarsi e di tornare a essere il pacifico signor Jones, lontano dai trucchi con cui per 50 anni ha disegnato la storia del rock mondiale.
ERA RICCHISSIMO
Un pensionamento in cui godersi i frutti di quella carriera che lo aveva reso il quarto musicista rock più ricco del mondo, nonostante le truffe subite da agenti poco onesti. Un patrimonio che ora andrà ai suoi figli, la giovane Alexandria Zahra, nata nel 2000, e Duncan Zowie Haywood Jones, nato nel 1971 e oggi noto regista, soprattutto di fantascienza. Scelta quasi obbligata per chi era nato in casa di Ziggy Stardust, il personaggio che Bowie aveva inventato per il suo disco del 1972 The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, e che interpretava anche in scena indossando calzamaglie attillate e con i capelli tinti di un rosso acceso. Molti credettero che Ziggy fosse un extraterrestre, ma David specificò che si trattava solo di un messaggero degli E.T., uno che faceva da intermediario con i terrestri. Come tutti all’epoca della conquista della Luna, anche Bowie rimase affascinato dallo spazio. Uno dei vertici della sua produzione, A Space Oddity ( Una stranezza spaziale) era un gioco di parole con il titolo del film di Kubrick A Space Odyssey, il celebre 2001 Odissea nello spazio. Il brano è altamente suggestivo, con quell’inizio intimista, che poi si apre in un vero e proprio volo, racconta di un astronauta, il maggiore Tom che alla fine si perde nello spazio. O forse nella droga? Su
BLACKSTAR. questo testo sono state fatte mille congetture e lo stesso Bowie non è mai stato chiaro. Attratto dai misteri del cosmo e dagli alieni, interprete di un film fantascientifico non proprio memorabile come L’uomo che cadde sulla Terra, Bowie appariva come un alieno, con quella sua particolarità di avere un occhio azzurro e uno verde. Diceva che era stata la conseguenza di un pugno ricevuto da ragazzino.
AMÒ AMANDA LEAR
Bowie non ha mai avuto paura di sperimentare. Dal rock al folk, dal prog a straordinarie anticipazioni del punk, dai flirt con il cabaret tedesco all’elettronica cupa di capolavori come Low. Sapeva avvalersi della collaborazione di ottimi musicisti, come Brian Eno, con cui realizzò la sua canzone forse più famosa, Heroes, un pezzo che non faceva mai mancare nelle scalette dei suoi spettacoli. Alla fine era la personalità di Bowie a vincere, a saper far sue le idee e le esperienze portate dagli altri. Oggi ci lascia una produzione sterminata e non tutta di pari livello. Una discografia che contiene perle da tramandare e vinili che è meglio dimenticare. Ma tutto viene riscattato dalla sua personalità di grandissimo artista. Non solo musicale, in quanto con Bowie nasce anche quel sottogenere definito Art Rock, in cui la musica si mescola alla pittura, al teatro, al balletto. Molte delle rockstar degli Anni 70 nasceranno dalle “scuole d’arte”, istituzioni tipicamente inglesi in cui si insegnava la creatività. Bowie era, in particolare, affascinato da Andy Warhol, che poi interpretò