Silvana mi disse: « Non amai Totò »
« LA PAMPANINI SI CONSIDERAVA UN’ETERNA RAGAZZA, PER LEI ERA COME SE IL TEMPO NON FOSSE MAI PASSATO», DICE ALBA. LEI L’HA CONOSCIUTA E QUI CE LA RACCONTA
Silvana Pampanini era una donna che amava se stessa oltre misura, che aveva inesauribili riserve di autostima. Una cosa che parecchie donne dovrebbero imparare. Si mangiava la vita, con una spavalderia che non ho mai conosciuto in nessuno (al di là di ipotetiche debolezze che certo mai avrebbe manifestato). La morte, il 6 gennaio, deve averla colta di sorpresa. Credo che nella sua testa si ritenesse ancora una ragazza, nonostante avesse 90 anni. Meno di vent’anni fa ho lavorato con lei nel film-tv in due puntate Tre stelle, andato in onda su Canale 5 nel 1999 e diretto da Pier Francesco Pingitore. Ambientato nel mondo del cinema tra fascismo e caduta del regime, aveva nel cast Eva Grimaldi, Gabriel Garko agli inizi, e due attori internazionali come Ben Gazzara e Tomás Arana. Il mio personaggio era una star ispirata alle dive “nere” come Luisa Ferida. La Pampanini recitava la parte di mia madre. Una madre che spingeva la figlia a concedersi ai potenti per fare carriera. La protagonista ero io, allora al punto più alto del mio successo. Eppure lei si sentiva sempre al centro del set. Come se non fosse passato un solo anno dai tempi del suo fulgore. E lo dico con la massima simpatia. La favoriva, in questo, l’atteggiamento di Pingitore che era un gran signore con tutte noi e ci trattava con grandissimo rispetto. In particolare, considerava la Pampanini una regina. Mi ricordava il regista Max von Mayerling