L’ecografia che inganna
Nessuno s’è accorto del bimbo nato senza gambe: è possibile? CHOC A PARMA PER IL BAMBINO VENUTO AL MONDO MALFORMATO: GLI ESAMI NON AVEVANO FATTO SCATTARE L’ALLARME. E SCOPPIA LA POLEMICA. IL PUNTO È CHE L’ECO È IN GRADO DI SCOPRIRE LA MAGGIOR PARTE DELLE
scheletrico, cardiaco, sistema nervoso centrale... Un esame ecografico, insomma, non è in grado di rilevare tutte le malformazioni di cui un feto può essere affetto». I PROBLEMI TECNICI Le ragioni di tutto ciò sono varie. «Esistono motivazioni strettamente tecniche», prosegue Valsecchi. «Mi riferisco alla competenza dell’operatore e al livello tecnologico delle macchine utilizzate. Le linee guida della Società italiana di ecografia ostetricoginecologica stabiliscono, in tal senso, gli standard per l’esecuzione delle ecografie». Ma il punto non è solo questo. Ci sono altri fattori che rendono difficile la diagnosi delle malformazioni fetali. «Una è la struttura fisica della madre», continua il ginecologo, «La presenza di adipe in una donna obesa ostacola la visione del feto. Anche la riduzione del liquido amniotico può costituire un limite alla diagnosi di eventuali patologie. E non ultima, la posizione del bambino. Se il feto è raggomitolato su se stesso, per esempio, sarà facilmente visibile la spina dorsale, ma non gli arti». COME EVITARE SORPRESE Dunque, che fare per rendere la diagnosi più accurata possibile? «Segnalare ciò che non si è potuto vedere in maniera distinta e per quale motivo (come richiedono le linee guida). E ricontrollare il tutto a breve», prosegue Valsecchi. «Ma bisognerà tenere conto anche di altri aspetti fondamentali. Occorre ricordare che la vita intrauterina è uno specchio della vita “reale”. Ossia ciò che appare perfetto in un determinato momento, può guastarsi subito dopo». È quello che succede, in definitiva, nella vita di tutti i giorni: un giorno si sta bene e il giorno dopo finiamo a letto con la