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ALLATTARE AL SENO: TANTE MAMME DICONO «NO» PER COLPA DELL’ANSIA

- Lucia G., Aosta

SO CHE LEI, PROFESSORE, DA SEMPRE È FAVOREVOLE ALL’ALLATTAMEN­TO NATURALE, MA SI PUÒ SAPERE PERCHÉ MOLTE MADRI VI RINUNCIANO?

Iomi sono sempre battuto per l’allattamen­to naturale: giova alla mamma e al bimbo, perché tutela la donna contro il tumore al seno e fornisce al bebè preziose risorse immunitari­e. Ebbene, alla sua sacrosanta domanda ha risposto un Convegno svoltosi a Milano nei giorni scorsi, organizzat­o dalla Simpef, il Sindacato dei medici pediatri di famiglia, e dalla Arp, l’Associazio­ne per la ricerca in psicologia clinica. Sono state presentate due ampie ricerche condotte su dei questionar­i anonimi, sottoposti dai pediatri a 3.700 mamme (di cui circa la metà avevano partorito per la prima volta) e poi passati al vaglio degli psicologi per cogliere

i punti critici dello strettissi­mo rapporto che si crea tra madre e prole.

Dai questionar­i emerge che l’allattamen­to al seno è una scelta prevalente nelle donne laureate, che fruiscono di una maggiore informazio­ne. Questa è un’esigenza assai sentita, tant’è che il 97 per cento delle madri si collega a internet almeno una volta al giorno. Senza informazio­ne o con poca informazio­ne prevale l’ansia, e la prima causa della rinuncia (che le donne vivono come un fallimento)

è il timore di avere poco latte, mentre stress e fatica sono il secondo fattore.

L’empatia di cui parlavo più sopra, tra la mamma e la sua creatura, è un momento che non ci si può permettere di trascurare, perché pone le basi di quella che sarà una vera e propria “collaboraz­ione” tra il nuovo individuo bisognoso di crescere sano e la famiglia che ha il compito di allevarlo.

Bisogna sforzarsi di edificare un rapporto normale e felice, e questo programma inizia proprio nei primi giorni di vita,

tanto che una corrente scientific­a della pediatria ha proposto il cosiddetto «bilancio zero»:

la prima visita del pediatra non a un mese dalla nascita, ma appena tornati a casa.

Ed è da questa primissima visita (da considerar­e “a tre”: pediatra, madre e bambino) che deve provenire l’aiuto per sanare le eventuali difficoltà dell’allattamen­to al seno.

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