Oggi

La sonda si è distrutta, ma non è stato un fallimento

- Luigi Bignami

Dopo

aver percorso oltre 500 milioni di chilometri in poco più di sei mesi senza aver mostrato il seppur minimo problema, la sonda dell’Agenzia Spaziale Europea Schiaparel­li, avrebbe dovuto dare il meglio di sé negli ultimi sei minuti. «Sei minuti di terrore», li avevano definiti, durante i quali avrebbe attraversa­to l’atmosfera marziana, frenare dai 21 mila chilometri all’ora a soli 4 chilometri all’ora per depositars­i sulla superficie rossa del pianeta. Tutto stava andando come previsto se non che a 50 secondi dall’atterraggi­o i 9 motori da poco entrati in azione per rallentare al massimo Schiaparel­li si sono spenti solo dopo tre secondi. L’impatto con il suolo dunque, è stato violento e della sonda si sono persi i contatti: resta solo una foto 1,2 miliardi di euro (tra cui 350 di tecnologia italiana) sono stati buttati? No, per diversi motivi. «Innanzitut­to perché la sonda madre è riuscita a entrare in orbita marziana e da essa ci si aspetta uno studio dei gas dell’atmosfera del pianeta», spiega Andrea Accomazzo, responsabi­le delle Operazioni Planetarie dell’ESA. In particolar­e si spera di capire la provenienz­a del metano, che per alcuni potrebbe essere di origine organica. «In secondo luogo», dice Accomazzo, «perché Schiaparel­li ha trasmesso una grande quantità di dati durante la discesa e dunque, la loro analisi permetterà di capire cosa non ha funzionato in quegl’istanti finali così da evitare che l’errore si ripeta quando, forse nel 2020, con un sistema simile verrà depositato un rover sulla superficie marziana». In quel caso nulla dovrà andare storto perché la missione ( ExoMars202­0) avrà lo scopo di cercare la vita – se esiste – nella crosta marziana fino a 2 metri di profondità.

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