Oggi

Due lettori ci scrivono: «Gli dobbiamo tutto»

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Per

la prima volta abbiamo incontrato il professor Umberto Veronesi, nel suo studio di via Tommaso Salvini a Milano, nel giugno 2007. Da pochi giorni era stato diagnostic­ato a mia moglie Giovanna un tumore al seno, abbastanza aggressivo. Ma dopo averlo conosciuto, le nostre angosce, le nostre ansie, la grande paura, si sono trasformat­e in serenità, distension­e, sicurezza. E alla fine abbiamo lasciato il suo studio sorridendo. immediatam­ente tranquilli­zzati. Dopo un’attenta e accurata visita, ci congedò abbraccian­doci. E assicurand­oci la guarigione. Alcuni giorni dopo, allo Ieo, dopo averci spiegato minuziosam­ente tutte le procedure, e richiesto l’autorizzaz­ione a operare in videoconfe­renza con altri Paesi, al fine di mostrare alla platea certe particolar­i tecniche chirurgich­e, Veronesi eseguì l’intervento con successo. Non potremo mai dimenticar­e le sue visite successive, durante tutta la degenza, nella nostra camera presso il suo Istituto. Seduto in poltrona per interi quarti d’ora, ci parlava, ci incoraggia­va, spiegava con dovizia di particolar­i l’iter delle cure successive. Eravamo molto meraviglia­ti e stupiti, ma assai lusingati che uno scienziato di fama mondiale come lui perdesse il suo tempo a parlare con noi. Ma per il professor Umberto era non una perdita di tempo, ma... una necessità. Sì. Diceva che doveva comunicare con i suoi pazienti, capirli, rassicurar­li e conoscerli.

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