LE PROSTITUTE INSORGONO «Volete le nostre tasse? Metteteci in regola »
I GIUDICI DANNO RAGIONE ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE CHE PRETENDE PARTE DEI RICAVI DI UNA PROFESSIONISTA TOSCANA. QUI EFE BAL, DELLA CATEGORIA, SPIEGA PERCHÉ NON SI DEVE PAGARE. FINO AL GIORNO IN CUI...
Alla legge Merlin che nel 1958 mise fuori legge le case chiuse è sopravvissuto - si passi il termine - un unico grande casino. La questione fiscale. Il tema è riconducibile a una domanda. Ma le prostitute devono pagare le tasse o no? Il tema è delicato. Incrocia su un unico piano ragioni economiche, valutazioni giuridiche e morali. Ma la Cassazione, superando di slancio mezzo secolo di imbarazzi, per la prima volta risponde «sì». Lo fa con una sentenza che autorizza l’Agenzia delle entrate a colpire i redditi di una professionista toscana e, soprattutto, crea un precedente per riscuotere balzelli anche da altre esponenti della categoria. A Roma, nelle segrete stanze del ministero delle Finanze c’è chi si frega le mani. Secondo le stime del ministero dell’Interno la prostituzione viene esercitata da 70 mila donne, muove 9 milioni di clienti e produce un giro d’affari di circa 5 miliardi. È un fiume sotterraneo di danaro che portato in superficie e assoggettato a imposizione potrebbe dare una mano a raddrizzare i bilanci dello Stato.
TROPPE FORZATURE
«Non sarà comunque facile», interviene l’avvocato senese Emanuele Pomponi, dopo aver letto la sentenza che dà torto alla sua cliente. «Tra imposte e sanzioni la mia assistita si vedrà arrivare una richiesta da un milione e mezzo di euro, che non ha. È una mazzata inutile che oltretutto non ha i presupposti per essere tradotta in giurisprudenza. Non entro nel merito degli accertamenti, ma se mi contesti ricavi annui per 350 mila euro non puoi qualificarmeli come redditi diversi da lavoro occasionale. È una forzatura. Parliamo di mille euro al giorno, domeniche e feste comprese, ed è quindi ovvio che si tratta di lavoro abituale. Ma lo Stato non lo ammette, per
Sopra, l’interno di un bordello in Austria: questo Stato, al pari di altri Paesi europei, tollera società che fanno lavorare prostitute.
non vedersi poi obbligato a mettere in regola chi lo esercita». La sentenza lascia indifferente la transex milanese Efe Bal che da anni, con azioni plateali, interventi pubblici e campagne d’opinione chiede un inquadramento legale, tasse com-