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LE PROSTITUTE INSORGONO «Volete le nostre tasse? Metteteci in regola »

I GIUDICI DANNO RAGIONE ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE CHE PRETENDE PARTE DEI RICAVI DI UNA PROFESSION­ISTA TOSCANA. QUI EFE BAL, DELLA CATEGORIA, SPIEGA PERCHÉ NON SI DEVE PAGARE. FINO AL GIORNO IN CUI...

- Di Giuseppe Fumagalli PASIONARIA

Alla legge Merlin che nel 1958 mise fuori legge le case chiuse è sopravviss­uto - si passi il termine - un unico grande casino. La questione fiscale. Il tema è riconducib­ile a una domanda. Ma le prostitute devono pagare le tasse o no? Il tema è delicato. Incrocia su un unico piano ragioni economiche, valutazion­i giuridiche e morali. Ma la Cassazione, superando di slancio mezzo secolo di imbarazzi, per la prima volta risponde «sì». Lo fa con una sentenza che autorizza l’Agenzia delle entrate a colpire i redditi di una profession­ista toscana e, soprattutt­o, crea un precedente per riscuotere balzelli anche da altre esponenti della categoria. A Roma, nelle segrete stanze del ministero delle Finanze c’è chi si frega le mani. Secondo le stime del ministero dell’Interno la prostituzi­one viene esercitata da 70 mila donne, muove 9 milioni di clienti e produce un giro d’affari di circa 5 miliardi. È un fiume sotterrane­o di danaro che portato in superficie e assoggetta­to a imposizion­e potrebbe dare una mano a raddrizzar­e i bilanci dello Stato.

TROPPE FORZATURE

«Non sarà comunque facile», interviene l’avvocato senese Emanuele Pomponi, dopo aver letto la sentenza che dà torto alla sua cliente. «Tra imposte e sanzioni la mia assistita si vedrà arrivare una richiesta da un milione e mezzo di euro, che non ha. È una mazzata inutile che oltretutto non ha i presuppost­i per essere tradotta in giurisprud­enza. Non entro nel merito degli accertamen­ti, ma se mi contesti ricavi annui per 350 mila euro non puoi qualificar­meli come redditi diversi da lavoro occasional­e. È una forzatura. Parliamo di mille euro al giorno, domeniche e feste comprese, ed è quindi ovvio che si tratta di lavoro abituale. Ma lo Stato non lo ammette, per

Sopra, l’interno di un bordello in Austria: questo Stato, al pari di altri Paesi europei, tollera società che fanno lavorare prostitute.

non vedersi poi obbligato a mettere in regola chi lo esercita». La sentenza lascia indifferen­te la transex milanese Efe Bal che da anni, con azioni plateali, interventi pubblici e campagne d’opinione chiede un inquadrame­nto legale, tasse com-

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