Oggi

A «TALE E QUALE» HA FATTO RIDERE ANCHE I NUOVI GIUDICI

- Pierluigi Diaco

La seconda è stata la mia lunga storia d’amore con Gianni ( Brezza, ndr), la terza è quella del dolore e della rinascita dopo la morte di mio marito». Gli occhi le si riempiono di lacrime al pensiero dell’uomo con il quale ha condiviso trent’anni della sua esistenza. Dopo mesi di annichilim­ento («Non mangiavo più, non dormivo più, non uscivo più») Loretta, già da qualche anno, è tornata non solo a vivere, ma a essere nuovamente protagonis­ta della tv, con il varietà targato Carlo Conti, Tale e quale Show. Se la chiamo showgirl si offende? ( ride) «Ma no! È solo un compliment­o, perché oggi mi ritengo una showlady… Ma proprio lady lady». Ci sono tante ragazze giovani che oggi lavorano in tv, pretendono di essere chiamate showgirl, ma in realtà fanno le ospiti di mestiere. Cosa pensa? «Sono la persona meno adatta per parlarne perché io ho una storia completame­nte diversa da quella delle ragazze di oggi. Ho iniziato a dieci anni e ho esplorato tutte le sfaccettat­ure dell’essere artista. Ci ho messo tanto a

Roma. Loretta Goggi, 66, veterana di assieme ai due giudici “novellini”: a sinistra, Enrico Montesano, 71, e a destra Claudio Amendola, 53. Al centro, Carlo Conti, 55, conduttore dello show.

sionista dello spettacolo. Un tempo, la duttilità non veniva apprezzata». Sul lavoro ha fama di essere precisina e rompiscato­le. «Sono una precisa: mi piace studiare e prepararmi. Non ho mai letto un gobbo nelle mie trasmissio­ni, sono sempre andata a braccio. Sono un po’ ossessiva, è vero: prima di andare davanti a una telecamera ho bisogno di essere pronta e preparata. Se questo significa passare per una rompiscato­le, che dirle? Con i miei collaborat­ori sono sempre stata una da “manata sulla spalla”, mi chiama- Tale e Quale Show, di piombo. Alcune mie colleghe che dalla tv sono passate al teatro si sono scontrate con la fatica e la preparazio­ne che il palcosceni­co richiede». Ha dichiarato: «Adoro i bambini, ma sarei stata una mamma burbera». I figli le mancano? «Non so se mi manca una cosa che non so nemmeno cosa significhi. Per me, mio figlio è stato mio marito». Che se ne è andato nel 2011. Come si supera un dolore così grande? A chi si chiede aiuto? «Sono rimasta annientata dalla morte di Gianni. Ho passato mesi senza mangiare, non avevo né stimoli né voglia di vivere. Mi hanno aiutato molto la fede e Daniela, la mia sorella più piccola. Comunque mio marito non se ne è andato: è sempre con me». Quindi non si sente sola? «No, mai. Gianni è sempre nei miei pensieri e nel mio cuore». Qual è stato l’atto di coraggio più grande che ha fatto? «Non sono una donna velleitari­a. Non sono una eroina. Però, probabilme­nte, la cosa più bella e coraggiosa che ho fatto è stata la scelta di credere nella mia storia con Gianni». E quando le chiediamo che titolo metterebbe a sua autobiogra­fia, risponde: «Nata con la voglia di crescere».

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