Stavolta ho avuto paura davvero
IL BAGNO DI FOLLA IN ABRUZZO. POI I FASTIDI. «VOGLIO TORNARE A CELLINO», HA DETTO. MA LOREDANA AL TELEFONO RIESCE A ORGANIZZARE IL RICOVERO. E A SALVARLO. IL RESPONSO: ISCHEMIA CEREBRALE TRANSITORIA. E TUTTA LA FAMIGLIA SI È STRETTA ATTORNO A LUI
Stavolta ha avuto paura davvero, Al Bano. Un’ischemia lo ha còlto in auto, di notte, mentre con uno tra i suoi più fidati collaboratori rientrava a Cellino San Marco da Sambuceto, in Abruzzo, dopo un pomeriggio a firmare le copie del suo ultimo cd. «Ora sto meglio, ma che paura!», dirà appena 24 ore dopo agli amici più stretti. All’appuntamento coi fan abruzzesi, domenica 19 marzo, Al Bano era arrivato in ritardo a causa di un malore: un segnale che, sul momento, è stato sottovalutato da tutti. Alle 15 aveva chiamato il 118 perché non si sentiva bene ma, dopo un rapido esame, da cui pure era emerso un livello troppo alto di glicemia (il cantante combatte da tempo col diabete), era stato tranquil- lizzato. E lui, notoriamente “capatosta” (testardo, in pugliese) e insensibile ai campanelli d’allarme che il suo fisico gli invia, non aspettava altro: subito è tornato dai suoi fan, ha anche improvvisato un miniconcerto per loro, pur non sentendosi al cento per cento. Più tardi, si è messo in auto per tornare a casa. Durante il viaggio, più o meno all’altezza di Pescara, al telefono
con la compagna Loredana Lecciso lamentava ancora fastidi, qualche difficoltà a muovere la bocca. Chiunque conosca Al Bano, sa che non si lamenta mai e che anzi tende a minimizzare qualsiasi sintomo. Ed è per questo che Loredana si allarma e gli chiede di fermarsi, di cercare un ospedale in cui farsi visitare. «Voglio tornare a Cellino», le avrebbe risposto lui. Capatosta, come sempre. La Lecciso non si tranquillizza, sveglia in piena notte l’amico Carlo Siciliano, medico curante di Al Bano, tra gli angeli custodi che nel dicembre scorso hanno fatto sì che il suo infarto fosse in fretta archiviato come un incidente di percorso. Loredana mette in piedi una specie di unità di crisi che ottiene un risultato fondamentale: convincere Al Bano a fermarsi a Bari e farsi visitare. È lì che lo raggiungerà con Siciliano, ed è sempre lì, dopo un breve consulto, che decideranno di firmare per le sue dimissioni (assumendosi un’enorme responsabilità) e portarlo all’ospedale Vito Fazzi di Lecce, dove il cantante conosce tutti, si sente protetto, a casa. Iniziano gli accertamenti, le Tac, arriva la diagnosi: ischemia cerebrale transitoria. In pratica, un ridotto afflusso di sangue in un’area del cervello, dovuto a un trombo o un embolo, che determina una sofferenza del tessuto neurologico. A seconda dell’estensione dell’area interessata, della sua posizione e della tempestività dell’intervento medico, può lasciare strascichi più meno gravi. Nel caso di Al Bano, all’inizio ci sono grandi elementi di preoccupazione: quando i medici iniziano a intervenire sono passate oltre 12 ore dalla fase acuta dell’ischemia. Un’eternità. Al Bano ha difficoltà a parlare, è spaventato, e lo sono anche Loredana e gli amici. Arrivano Cristel, Romina Jr, Yari, anche i più piccoli, Jasmine e Bido. Coccolano questo loro papà capato-
sta, forse per la prima volta lo vedono davvero vulnerabile. Non sanno che sono proprio loro la cura più efficace, per lui. Che rimane sotto osservazione nel reparto di Neurologia del Fazzi, ma migliora di ora in ora. Si tranquillizza, riprende a parlare normalmente, sia pure a fatica. Sdrammatizza, e soprattutto ricomincia con il suo ritornello preferito: «Devo tornare a cantare, ho un sacco di concerti già fissati». I medici hanno detto che lo terranno in ospedale per tutta la settimana, e che poi servirà almeno un mese, se non due, di riposo assoluto, senza tour estenuanti o concerti stressanti. «Al Bano finge di non capire, snocciola le date dei prossimi impegni: ha disdetto solo quelli del weekend del 25 marzo, gli altri sono ancora tutti confermati, a cominciare dal concerto con Romina al Cremlino, il 6 aprile prossimo, cui tiene molto. Tutti, intorno a lui, cercano di fargli capire che non è più il momento di scherzare con la salute. Cristel, Romina jr e Siciliano si impuntano, e quando Cristel gli dice: «Papà, il Cremlino sarà sempre lì, noi qui abbiamo bisogno di te». Al Bano cede, accetta di annullare il concerto. Ci sono Marco Blasi e Vittorio Palmieri, due tra i più stretti collaboratori; c’è il fratello Franco, ci sono gli amici medici che lavorano nell’ospedale di Lecce, che non smettono un attimo di andare a trovarlo. Al punto che il primario di Neurologia, Giorgio Trianni, a un certo punto impone uno stop alle visite. Troppa gente, troppe emozioni, Al Bano deve riposare. «Siamo tranquilli, il peggio è passato», dice Romina Jr. rispondendo al telefono del padre, come in una litania. È il massimo che la famiglia, per ora, è disposta a concedere alla curiosità e all’affetto dei fan. Loro che da sempre hanno condiviso tutto il brutto e il bello delle loro vite, si sono chiusi in un bozzolo protettivo. Non c’è spazio ora per i gossip e traddistinto anche l’ultima settimana prima del malore. Non c’è spazio per polemizzare ancora sul bacio non dato a Romina a Standing ovation, da Antonella Clerici. Non c’è spazio per contrattare (ancora?) ruoli ed etichette, per interrogarsi ancora su chi meriti il ruolo di compagna, di amore della vita, di moglie. Davanti alla paura di perdere il patriarca, e davanti al patriarca impaurito, tutto il resto pare un’inutile (se non dannosa) perdita di tempo ed energie. E così, mentre al capezzale di Al Bano i suoi cinque figli gli dimostrano quanto salda, a prescindere, sia la loro famiglia, su Facebook avviene un piccolo miracolo: Romina prende le difese di Loredana, attaccata dai fan. Un piccolo passo per l’umanità, un grande passo verso la quiete a casa Carrisi. Esattamente quello che ci vuole perché il leone di Cellino torni a ruggire presto.