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CAPPUCCETT­O “RUSSO” Proprio come nella fiaba più famosa: in Russia una bimba di 4 anni sfida i lupi e la foresta per salvare la nonna

LA VECCHINA NON SI MUOVEVA PIÙ. BISOGNAVA CHIAMARE I SOCCORSI. COSÌ, LA PICCOLA SAGLANA È USCITA DI NOTTE E HA ARRANCATO PER SEI ORE NELLA NEVE, RISCHIANDO LA VITA. UN’INCREDIBIL­E AVVENTURA CHE HA COMMOSSO IL MONDO

- Di Paola Manciagli - foto «Siberian Times»

Quella che state per leggere è una storia che ha commosso persino i rudi pastori delle glaciali foreste siberiane, gente abituata a vivere sotto zero in case isolate, che insegna ai figli a cavalcare e ad arrampicar­si sugli alberi per sfuggire alle belve prima ancora che a camminare. Mai nessuno di loro, però, aveva visto una cosa del genere: una bimba di quattro anni che affronta la foresta di notte, la neve e i lupi, per cercare aiuto perché la nonna ha avuto un attacco di cuore… Per questo hanno soprannomi­nato Saglana Salchak, poco più di mezzo metro tutta guanciotte e occhi scuri, la «piccola eroina della Taiga», o «la vera Cappuccett­o rosso» e la stanno riempiendo di regali. Quest’incredibil­e storia sta facendo il giro del mondo. La piccola Saglana Salchak viveva in una casa sperduta e senza telefono nelle foreste della regione di Tuva, al confine con la Mongolia, con il nonno Barbak, non vedente, e con la nonna malata di cuore. Sua mamma Eleonora e il patrigno erano sempre via a pascolare le mandrie di cavalli nella taiga, unica fonte di reddito di tutta la famiglia. Una gelida alba di qualche mese fa, la nonna di Saglana non si muoveva più dal letto. Nonno Barbak prese una decisione rischiosa: non potendo vedere che fuori era ancora buio pesto e che c’era un tempaccio, mandò Saglana dai vicini a chiedere aiuto. Così, con la giacchina di pelle di capra, gli stivaletti felpati, un berretto rosso calcato in testa e una scatola di fiammiferi in tasca, questo affarino di quattro anni si avventurò nell’insidioso buio della foresta boreale. I “vicini” in realtà abitavano a otto chilometri di distanza, ma qualche giorno prima erano andati a trovarli. Saglana vide le tracce la-

sciate dalla loro slitta lungo il fiume ghiacciato, e iniziò a seguirle sperando che la portassero a destinazio­ne.

C’ERANO MENO 34 GRADI

Le sue gambine affondavan­o in una montagna di neve e intanto i lupi si aggiravano affamati tra gli abeti siberiani, ululando. La bimba non aveva nulla da bere, né da mangiare: c’erano 34 gradi sotto zero. Sfinita, dopo sei ore di quel cammino impossibil­e, non si accorse nemmeno di aver raggiunto l’agognata meta… Furono i vicini a scorgerla mentre arrancava nella neve. Saglana era quasi congelata, il viso arrossato, sul suo berretto rosso c’era una spessa coltre di ghiaccio. Riuscì a di- re soltanto: «Penso che la nonna sia morta…». Arriviamo ai giorni nostri: la notizia si è diffusa e i giornalist­i hanno preso d’assalto il paesino di Saldam-Beldir: «Faceva freddo e avevo fame, ma non ero spaventata. Ho solo camminato, camminato, camminato. E alla fine sono arrivata», ha raccontato la bimba con semplicità. Alla fine se l’è cavata solo con un brutto raffreddor­e. «Si è comportata da profession­ista, portando i fiammiferi in caso di bisogno», sono stati i compliment­i del capo del team di ricerca e salvataggi­o di Tuva, Semen Rubtsov. Meno male, ha aggiunto, che i lupi non l’hanno fiutata… Purtroppo, però, le disavventu­re di Saglana sono tutt’altro che finite. La nonna è morta davvero: la bimba ha dovuto lasciare la casetta nella foresta, ed è finita all’orfanotrof­io. Sua mamma Eleonora è sotto processo. Per la Procura, non avrebbe mai dovuto lasciare la figliolett­a da sola con i nonni: era noto che «non potevano garantire la sicurezza della bimba». Ma i pastori siberiani sono tutti con la donna: rischia un anno di carcere «solo perché si faceva in quattro per portare a casa da mangiare», sbuffano. Questa è la vita vera: il lieto fine non è assicurato. In compenso, però, spuntano fuori bambini così coraggiosi da farci sognare e sperare più di qualsiasi fiaba.

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