Finalmente sono libero (e ricomincio dal Papa)
HA AVUTO LA LIBERTÀ CON TRE MESI DI ANTICIPO E SUBITO È ANDATO IN VISITA DA FRANCESCO. ORA FONDERÀ UN MOVIMENTO POLITICO CHE AIUTI GLI ULTIMI. L’EX AGENTE DELLE STAR È CAMBIATO DAVVERO? «SÌ, GRAZIE A UN’IMMAGINETTA DELLA MADONNA CHE PIANGEVA PER ME»
Siamo chiamati all’amore, alla carità. E questa è la nostra vocazione più alta ». Papa Francesco scandisce con cura le parole all’udienza generale di mercoledì 15 marzo. «Poter amare è un dono di Dio, e dobbiamo chiederlo», aggiunge. Nella folla, non perde una parola del discorso Dario Gabriele Mora, detto Lele, l’ex agente di schiere di vip, per anni “re” indiscusso del mondo dello spettacolo.
«SIETE I PRIMI A SAPERLO»
Coinvolto in pesanti vicende giudiziarie (con accuse che vanno dalla bancarotta al favoreggiamento della prostituzione), da pochi giorni, dopo sette anni, è tornato un uomo completamente libero. «Non l’avevo ancora detto a nessuno. Voi di Oggi siete i primi a saperlo». Una sorpresa. La data di fine pena era fissata al 7 giugno, è stata anticipata di 90 giorni, al 9 marzo. Lele così non è più in regime alternativo alla detenzione presso il figlio Mirko, può viaggiare e fare ciò che vuole. È a Roma per un gesto di ringraziamento, quasi un ex voto. «Dal Papa da uomo libero. Che emozione. Non è la prima volta che l’incontro, mi ha ricevuto pure in udienza privata. Ma adesso è diverso».
Francesco prosegue la sua “lezione” sulla speranza cristiana. «Il nostro modo di amare è segnato dal peccato», dice, ma «il Signore apre davanti a noi una via di liberazione, una via di salvezza». Lele annuisce. «Sembra che il Papa si rivolga a me, proprio a me», si commuove. «Io mi sento proprio guarito». Il manager dei divi più famoso d’Italia qui è di casa. «Non si contano le volte che per Canale 5 ho passato il Natale in Vaticano con Cristina Parodi, portando personaggi come Remo Girone, Kim Rossi Stuart, Michele Placido, Raoul Bova e altri a leggere le poesie di Papa Wojtyla. La mia frequentazione dei Papi risale a Giovanni XXIII, e pochi sanno che il suo segretario, il compianto monsignor Loris Capovilla, ha celebrato le mie nozze». Lele Mora non è un convertito, si considera credente da sempre, persino praticante. Ha solo, sostiene, ripreso un cammino interrotto: ora prega, recita il rosario, va a messa, si dedica a opere di carità. E fa autocritica: «Non voglio più avere amici sbagliati o frequentare posti che non hanno senso. È una perdita di tempo. Basta con il mondo degli show, i lustrini, le luci della ribalta: ora vorrei dare una direzione diversa alla mia vita. Ho deciso di tornare indietro di 40 anni,
quando ero dietro le quinte. E ripartire». In effetti questa “visita” in piazza San Pietro avrebbe dovuto avvenire in incognito, con discrezione, lontano dai riflettori. L’abbiamo casualmente intercettato e siamo entrati con lui sul sagrato della Basilica, accompagnati dall’amico comune don Sergio Mercanzin, fondatore del Centro Russia Ecumenica. Durante le quasi due ore di udienza Lele Mora applaude, saluta con la mano il Papa come fanno i bambini, si fa il segno di croce, intona perfino il Padre nostro in latino. Sembra un altro. Sono lontani i 400 giorni di carcere in cella di isolamento, sorvegliato a vista e senza poter incontrare anima viva; lontane le tre ischemie che l’hanno colpito e l’affidamento ai servizi sociali presso la comunità di don Mazzi. «Ma gli amici restano amici», precisa. «Finita l’udienza vado a trovare Maria De Filippi e Patty Pravo». Ma che cosa riserva il futuro al “figliol prodigo” tornato all’ovile? «Continuo a lavorare con mio figlio Mirko nella sua società pubblicitaria, come durante il periodo alternativo alla detenzione, ma cerco anche di fare del bene, coinvolgendo quelli che conosco per aiutare chi ha bisogno, gli ultimi. Il prossimo 31 marzo, giorno del mio 62° compleanno, annuncerò a Milano la mia discesa in campo in politica, con un movimento - Libertà e onestà - attento al sociale e alla giustizia: sarà costituito di giovani, io ne sarò solo l’animatore». Il regalo più bello glielo fa la nipote Giulia, appena ventenne, che a giugno si sposa. Ed è in previsione anche un pellegrinaggio a Medjugorje. «Appena avrò di nuovo il passaporto», dice. Prima di lasciarci, una rivelazione: «In cella a Opera avevo un’immagine della Regina della Pace, che ogni mattina trovavo bagnata. L’ho poi sempre portata con me, e lo straordinario fenomeno ha continuato a ripetersi, giorno dopo giorno. “È la Madonna che piange per te”, mi diceva don Antonio Loi, il cappellano del carcere». La “lacrimazione” è cessata una settimana prima della fine della pena.