Ma davvero l’Isis è ormai sconfitta?
Raqqain Siria e Mosul in Iraq stanno per cadere. È soprattutto significativa la prossima caduta di Mosul: mentre scriviamo, le truppe irachene sono a pochi metri dalla Grande moschea, il tempio da cui tre anni fa Al Baghdadi proclamò la nascita del Califfato. E dal cielo gli americani bombardano, facendo purtroppo molte vittime civili. A Mosul non sono rimasti che 600 mila abitanti (erano un milione e mezzo), mentre a Raqqa gli stessi militanti dell’Isis sono in rivolta, perché le paghe si sono abbassate dai mille dollari al mese dei primi tempi ai 100-200 dollari di adesso. Tra le difficoltà dei guerrieri del jihad c’è infatti anche la crisi finanziaria. Persi i pozzi petroliferi, sono finiti anche i proventi del greggio.
E il califfo Al Baghdadi?
Secondo quanto fanno sapere i servizi segreti iracheni, il califfo non si trova né a Raqqa né a Mosul. È in fuga, senza computer e senza cellulare, su qualche camion scassato, di quelli con i quali i pastori iracheni trasportano, assieme alle mogli e ai bambini, le pecore da un pascolo all’altro. Travestito da pastore e con guardie del corpo che indossano abiti civili e tengono nascoste le armi. Dorme ogni notte in un posto diverso e indossa una cintura esplosiva: preferirebbe farsi saltare in aria che essere catturato dagli odiati sciiti o dalle forze antiterrorismo. Dove esattamente si trovi non si sa. Forse nella zona semidesertica a ovest di Mosul attorno alla cittadina di Al-Baaj. Oppure nella provincia di Anbar più a sud. O addirittura al confine con l’Iran, nella provincia di Diyala.
Cadute Raqqa e Mosul e catturato il califfo, l’Isis potrebbe considerarsi finita?
Chi lo sa. L’Isis lancia appelli ai combattenti in Occidente perché colpiscano a Parigi o a Londra o magari in Italia. Da noi piazze e monumenti sono adesso presidiati da 8 mila soldati. Se pure l’Isis sarà sconfitta in Iraq e Siria, si teme che si nasconderà nel deserto e da lì continuerà a colpire.