Il dramma di Harry
Così ho superato la morte di mamma Diana di Deborah Ameri
Prima di lui solo sua madre, Lady Diana, aveva allo stesso tempo rotto i tabù della monarchia e cominciato una piccola rivoluzione. Il destino non le ha permesso di portarla avanti. Ma a continuare l’opera ci sta pensando il suo secondogenito. Il principe Harry ha scioccato il mondo con la sua intervista al Daily Telegraph. Demolendo la regola non scritta dei Windsor – mai parlare dei propri sentimenti – ha rivelato per la prima volta come il dolore della perdita della madre, a soli 12 anni, lo abbia portato sull’orlo della depressione. E che dopo «due anni di caos totale» lo abbia salvato la decisione di vedere uno psicologo e di cercare aiuto, come gli aveva consigliato il fratello maggiore William. «Posso dire che perdere mia madre e, conseguentemente, nascondere le mie emozioni per vent’anni, abbia avuto un impatto molto serio sulla mia vita personale e sul mio lavoro», ha raccontato candidamente il principe. «Sono stato vicino all’esaurimento nervoso varie volte. Mi sentivo molto ansioso prima degli impegni ufficiali e a volte sono stato sul punto di prendere a pugni qualcuno». Quello di Harry è stato un dolore represso per anni. Del resto, tranne William, in famiglia probabilmente nessuno lo ha incoraggiato ad affrontare la perdita e ad elaborare il lutto. Meno si parlava di Diana, meglio era. Ecco spiegate, forse, tutte le bravate del principe scavezzacollo. L’uso di cannabis, le nottate da ubriaco nelle discoteche della capitale, l’uniforme da nazista per una festa in costume, le foto nelle quali si mostrava nudo, durante una notte folle a Las Vegas.
A 28 ANNI COSÌ HA INIZIATO A GUARIRE
Poi Harry si è salvato. Intorno ai 28 anni ha cominciato a fare boxe («è davvero un buon modo per sfogare l’aggressività») e a vedere con regolarità uno psicologo: «Dopo alcune conversazioni, all’improvviso, tutto quel dolore che non avevo mai affrontato, ha iniziato a venire a galla. E ho imparato ad aprirmi e a parlarne». Adesso Harry confessa di sentirsi bene, di aver finalmente
preso in mano la sua vita privata e di volere dei figli. Non c’è dubbio che dietro questa apertura ci sia la fidanzata Meghan Markle ( guarda caso, sua madre è maestra di yoga e assistente sociale, ndr). È stata Meghan, probabilmente, ad avergli dato il coraggio di sfidare la facciata di pietra della famiglia reale e di con- fessare le sue debolezze. È anche un atto sincero per una buona causa. Harry, William e Kate hanno fondato “Heads Together”, una charity che aiuta i giovani con problemi mentali e invita chiunque abbia delle difficoltà a cercare aiuto.
CHARLOTTE E GEORGE PIÙ LIBERI
Anche William, in un’intervista alla rivista trimestrale Calmzine, ha detto basta alle « stiff upper lips », l’atteggiamento tipico della famiglia reale di non affrontare mai argomenti privati, di non mostrare emozioni, considerate segno di debolezza. Così è stata cresciuta la regina Elisabetta II e così sono cresciuti i suoi figli. Ma i suoi nipoti hanno detto no. «Voglio che George e Charlotte siano liberi di parlare dei loro sentimenti», ha promesso William, che però non se l’è sentita di spiegare come lui stesso abbia affrontato il più grande dolore della sua vita.
DIO BENEDICA MIO FRATELLO CHE MI HA SOSTENUTO E INCORAGGIATO A DIRE TUTTO».