La storia che ha commosso l’Italia
«Andrea ci ha donato la sua officina»
Questa è una favola bella e crudele. Di un giovane imprenditore friulano che lascia l’azienda ai suoi cinque dipendenti. E dei cinque dipendenti, ora diventati titolari a tutti gli effetti dell’azienda, che ancora non ci credono. A partire dalla morte di lui. E che qui raccontano cosa voglia dire aver ricevuto un dono così grande.
RIVELA SUBITO LA VERITÀ SUL SUO MALE
L’eroe. Si chiama Andrea Comand, ha 39 anni quando muore, due grandi passioni, la sua officina, Garage Srl, a Mortegliano ( Udine), e la montagna. E infatti le foto che lo ritraggono lo mostrano sorridente con una giacca a vento azzurro fluo in cima a una vetta. Quando scopre di avere un cancro al pancreas rivela la verità, senza nessun filtro. La scoperta nel modo più assurdo: gli fa male un dente del giudizio. Il dolore non se ne va, prende medicine. Pensano che abbia un’epatite da farmaco. Ma non è così. Del testamento che farà, di quella eredità cospicua, non dice nulla ai suoi dipendenti: Dorina Bulfoni, Andrea Benvenuto, Andrea Cuzzolin, Giuliano Fabro e Simone Zanin. Che sono qui, davanti a me. I dipendenti. Li incontro nell’officina, Dorina ha 45 anni «freschi freschi», come dice lei perché i 45 li ha appena compiuti. È la più grande del gruppo, il più giovane ne ha 25. Dorina cura la parte amministrativa, i maschi indossano le tute d’ordinanza e come da copione hanno le magliette unte di olio e le unghie nere di lavoro. Sembra che a tutti sia caduta in testa una trave e hanno lo sguardo di chi si chieda perché io sia lì a fare do- mande. «Rispondiamo per Andrea, sa. Vorremmo parlare di lui», chiosa Dorina. Ricordano quando hanno saputo dell’eredità, circa una settimana dopo la morte. Uno dei migliori amici li aveva avvertiti di ritrovarsi a casa diAndrea. La casa che per an
ni tutti hanno frequentato.
Si sono seduti attorno a un tavolo, così raccontano, e hanno scoperto in quel momento che Andrea aveva lasciato loro la sua azienda. Nessun messaggio per loro, solamente il testamento olografo su un normalissimo foglio con data e firma. Come si sono sentiti quando hanno ricevuto la notizia? Lo chiedo a uno a uno, separatamente. Dorina: «Sono rimasta senza parole. Poi mio marito mi ha detto: “Vi ha incartato un regalo, accettatelo”»; Andrea Cuzzolin: «Significava che per lui noi contavamo»; Andrea Ben- venuto: «Non ho mai sentito di un gesto simile»; Simone: «Ero orgoglioso per la fiducia che aveva avuto in noi»; Giuliano:« Ero emozionato, pensavo di non meritarmelo». E di conseguenza, adesso, loro cinque si trovano nel Garage a darmi poca o nulla retta perché pensano solo a trafficare con bulloni, chiavi a T, chiavi fisse e cricchetti per dimostrare ad Andrea che ha fatto bene ad avere fiducia in loro. Che l’officina prospererà. D’altra parte, come si dice in quel di Udine, il lavoro per i friulani, da sempre grandissimi lavoratori, è prioritario, più dei bes (i soldi) o delle morose. È anche per questo che il dono è così enormemente grande. Ma guai a parlare dei bes, appunto. Pare quasi di vedere le loro spalle chiudersi, perché si chiudono sì, non appena domando in che modo questo dono faciliterà la loro vita, come se il solo pensarci fosse un torto ad Andrea, alla sua generosità. Eppure volenti o nolenti, Andrea ha assicurato loro anche un futuro economico. Solo uno, Andrea Cuzzolin, dice che ha un bimbo di
DORINA BULFONI «SONO RIMASTA SENZA PAROLE. MIO MARITO M’HA DETTO: TI HA FATTO UN REGALO, ACCETTALO» GIULIANO FABRO «SAPEVA CHE MOLTI DI NOI HANNO UNA FAMIGLIA, HA VOLUTO TUTELARCI» SIMONE ZANIN «MI DICEVA SEMPRE DI NON APRIRE UN’OFFICINA DA SOLO, MI HA PERMESSO DI AVERE DEI SOCI» ANDREA BENVENUTO «CI HA TRASMESSO UN SOGNO E QUELLO NON SI PUÒ COMPRARE» ANDREA CUZZOLIN «MI DISSE: SE CREDI DAVVERO IN QUESTO LAVORO, SEI ASSUNTO»
un anno e dato che stava comprando casa almeno ora lo farà con maggiore serenità. E si legge nella sua voce infinita gratitudine. Nessun altro mi dice che potrà, non so, sposarsi finalmente, decidere di mettere al mondo un figlio, comprare con fatica la prima casa... Dice Dorina, la personificazione dell’efficienza: «Comunque ho un marito che mi sostiene, anche se sono consapevole che Andrea ci ha dato anche questo». E gli occhi le diventano un po’ rossi. Poi gira la testa di lato e fa finta di guardare i fiori che le sono arrivati per il suo compleanno. Tutti hanno un ricordo diAndrea: Dorina la sua foto davanti allo schermo, Andrea una maglietta grigia che gli era stata prestata in una sera di pioggia e che lui non ha più avuto il coraggio di indossare («non ne ho la forza, sa?», dice pensieroso), Giuliano un portachiavi. La ferita per tutti è ancora freschis- sima: Andrea è mortomartedì 18 luglio. Due mesi fa. Il dono. L’officina è il regalo di Andrea. Si trova a Mortegliano, in via Bujatti. Da fuori sembra molto piccola. Dentro è altra cosa: 800 metri di ampiezza, sei metri di altezza, macchine da riparare ovunque. Sul volume di affari, Dorina si limita a dire che «che è ben avviata» e deve esserlo se sul ponte c’è una Ferrari, coperta da un telo Berner. In ricordo di Comand, appeso al muro c’è un giubbotto azzurro, un regalo di un cliente. Come a dire: l’officina è ancora sua. Ma perchéAndrea non ha voluto dire nulla ai dipendenti? Loro non sanno spiegarselo. Ma forse la risposta la dà Giuliano chemi parla fuori dall’officina, l’unico di cui non vedo le unghie nere perché ha le braccia incrociate: «Credo che volesse farci un regalo. E i veri regali hanno la sorpresa, no?».