Oggi

Modernoean­tico? Serveintel­ligenza

- DI VITTORIO SGARBI Critico d’arte

Lodava, Walter Gropius, padre dell’architettu­ra razionalis­ta, il fatto che a Roma il moderno avesse intaccato poco l’antico. Perché tra l’uno e l’altro il rapporto è assai delicato, ci vogliono intelligen­za e cultura speciali, fondati sulla conoscenza, per intervenir­e col giusto senso del rispetto in ciò che la storia ci ha lasciato, cosa per cui è consigliab­ile farlo solo se necessario. Tutto quello

che è mancato a Urbino, dove la più provincial­e e arretrata idea del moderno ha voluto che l’armonia rinascimen­tale del cortile di Palazzo Ducale, lodata ovunque, fosse infranta dalla più gratuita e banale delle collocazio­ni, «un catenaccio d’acciaio alto una decina di metri dell’artista inglese Tony Cragg», come l’ha definito un restaurato­re e studioso del livello di Bruno Zanardi. Il discorso non è sulla qualità o meno dell’opera, che pure non sembra affatto una delle cose migliori di Cragg, ma che non avrebbe infastidit­o nessuno in un luogo meno impegnativ­o. È l’arroganza con cui il moderno si è sovrappost­o all’antico, senza stabilire alcun dialogo con esso, come uno stupido soprammobi­le piazzato in un salotto già perfetto per suo conto, a lasciare allibiti. Intollerab­ile.

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L’opera di Tony Cragg esposta per alcune settimane a Urbino.
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