Il giudice dovrà innanzitutto visionare la scena incriminata per stabilire se davvero attribuisce a Zagaria la morbosità di cui si duole,
DOTTOR SCARPATI... Giulio Scarpati, 61, e Lino Banfi,81, nei panni di Lele e Libero Martini di ZAGARIA NON HA GRADITO
o se non sia una semplice scena d’affetto inserita per riconoscergli, al contrario, un residuo di umanità al di là dei crimini attribuitigli, e poi deciderà». dato in onda il docufilm I mille giorni di Mafia Capitale, sugli intrecci tra politica e criminalità svelati dall’indagine “Mondo di Mezzo” della Procura di Roma. Nel docufilm, le immagini girate durante le indagini e quelle realizzate con attori si intrecciavano in modo così perfetto che si faceva fatica a distinguere i video reali dalle ricostruzioni (complice una somiglianza sorprendente tra attori e originali). Se a questo si aggiunge la concomitanza dell’uscita della serie Suburra (ispirata agli stessi protagonisti), si capisce meglio la possibilità (il pericolo?) che lo spettatore rimanga in varie forme “dentro” la storia narrata dalla serie. Con esiti grotteschi.
‘E CCRIATURE NO!
Ne sa qualcosa Fabio De Caro, il Malammore di Gomorra. Nel finale di stagione della seconda serie, uccideva una bimba, figlia di Ciro Di Marzio. Nonostante fosse per finta, per De Caro è iniziato un incubo. «Per 10 giorni non sono uscito di casa, avevo paura, c’erano tante persone (e non solo in Italia, ma anche in Francia, Germania...) che mi giudicavano per qualcosa che il mio personaggio aveva fatto». De Caro ne parla ora con distacco, ma in quei giorni era spaventato davvero: «C’è tanta rabbia sociale in giro, sentirsi un bersaglio non è stato piacevole. Quando alla fine sono uscito di casa, un signore - anche distinto - mi ha fermato e con disprezzo mi ha detto: “Tu sei la prova che la giustizia in Italia non funziona. Già stai fuori?!”. Ora ci rido, ma ancora oggi, dopo un selfie, i fan mi guardano e chiosano: “Ma ricordat’ che ‘e
A sinistra, il boss dei Casalesi Michele Zagaria, 59. In alto, Alessandro Preziosi, 44, che lo ha interpretato nella fiction Rai
Sotto copertura.
Il boss non ha gradito.
ccriature nun s’ toccano!” ( ma ricorda i bambini non si toccano, ndr)». De Caro, che spiegazione si dà? «Alcuni sono solo fragili, non stanno bene. Per altri, invece, attaccare l’autore di un’ingiustizia finta è un modo per simulare una rivolta contro le ingiustizie vere di ogni giorno. Una pantomima fatta da chi non ha il coraggio, o la forza, per ribellarsi davvero a ciò che non va». «Se mi sentono parlare in italiano o mi incrociano a Posillipo, nella Napoli “bene”, mi guardano storto», fa eco Cristina Donadio, Scianèl di Gomorra. Come reagisce? «Li guardo come farebbe Scianèl, fa parte del gioco tra personaggio e il pubblico. Ma se colgo in un fan una “complicità criminale”, torno Cristina, gli do del lei, prendo le distanze: noi portiamo in scena la realtà per denunciarne le aberrazioni, non ci deve essere compiacimento, nessun dubbio su quale sia la parte giusta», dice. Nessuna confusione, quindi, tra finzione e verità.