UN’ESPERTA LANCIA L’ALLARME Oltre 30mila ragazzi sono “prigionieri” del computer
IN LA PSICOTERAPEUTA MARIA RITA PARSI PARLA DEGLI QUEGLI ADOLESCENTICHESI ISOLANONELLA REALTÀ VIRTUALE, SOTTRAENDOSI ALLA VITACONDANNOSECONSEGUENZE. E SPIEGACOMEUSCIRNE
GENERAZIONE H,
Un libro estintore e, insieme, bussola: vuole essere questo il nuovo, utile volume per le famiglie con cui la psicoterapeutaMaria Rita Parsi, fondatrice del Movimento Bambino, indaga sulla Generazione H, la generazione dei ragazzi esposti alla seduzione sempre più insidiosa del web. Una seduzione che li fa cadere, in numero crescente, vittime di Hikikomori (da qui l’H del titolo: frutto della fusione in giapponese tra i verbi hiku “tirare” e komoru “ritirarsi”) a indicare quei giovani che si isolano nella loro stanza, davanti allo schermo di un pc o dello smartphone, sempre connessi con la realtà virtuale; che vivono solo inRete, senza lavorare, né studiare, staccati dai genitori, dagli amici, dalla realtà fino ad approdare nel regno oscuro delle Blue Whale e del sexting come testimoniano i casi raccolti nel libro. «Libro-estintore», spiega Maria Rita Parsi, «perché vuole spegnere l’incendio che ho visto dilagare nella foresta dei neuroni dei nostri ragazzi fino a causare danni devastanti in molti (30 mila in Italia, ma molti di più con i casi sommersi)».
«NE SOFFRONOQUATTRO PAZIENTI SU DIECI»
Oggi aveva visto in anticipo le scintille: nel 2005 avevamo ripreso l’allarme per il “male oscuro” lanciato dallo psichiatra giapponese Tamaki Saito, che colpiva i ragazzi diTokyo, “eremiti postmoderni”. «Disconnessi dalla vita, diventano intrattabili. Sto vedendo sempre più maschi che se gli togli la possibilità di interagire con internet, diventano depressi, o pericolosi per l’incolumità degli altri. Si ritirano dalla scuola, ritenuta troppo competitiva; si ritirano dalla famiglia, in genere caratterizzata dalla mancanza di una figura paterna e da un’eccessiva protezione materna; si ritirano dalla società e infine dalla vita. Sì, dalla vita stessa, quasi a dire al mondo reale: “Io morirò ma il mio avatar nel mondo virtuale non morirà mai”». Vedo affacciarsi l’angoscia di morte, la madre di tutte le angosce per Erich Fromm… «A questa angoscia gli esseri umani reagiscono con infinite difese: daquella religiosa (“Io morirò ma c’è dopo un’altra vita”) a quella demografica (“Io morirò, ma i miei figli continueranno”), dalla estetica a quella ideologica, dalla difesa distruttiva (“Io morirò ma morirete tutti”) a quella scientifica (“Iomoriròma gli scienziati stanno scoprendo il segreto della vita”). E infine questa ultima, innovativa difesa, il rifugio nel mondo virtuale dove il proprio avatar non muore mai. È chiaro che ciò che mi fa indignare