Lorenzo Beccati La voce del Gabibbo sforna un romanzo di Alessandro Penna
DÀ LA VOCE AL GABIBBOE SFORNA ROMANZI « FACEVOILBRACCIANTE, POIHOINCONTRATORICCIEDÈCAMBIATOTUTTO », DICE LORENZO BECCATI. CHEQUIRACCONTADI GRILLO, DELLEVELINEEDI UNASOMIGLIANZA“PERICOLOSA”
LorenzoBeccati ha scritto unlibromagistrale - Opinioni di un altro clown (Cairo Editore) - che racconta la discesa agli inferi di un ultracinquantenne che ha perso il lavoro e non lo ritrova più. È commedia dellamiglior specie (quella screziata di tragico), e socialmente scorrettissima, ma la maestria di chi scrive si saggia appieno solo considerando lo sforzo “mimetico” che ha dovuto compiere. Perché Beccati si cala nei panni del disoccupato dall’unico posto veramente fisso che esiste in tv: quello di autore di Striscia la notizia, il varietà più longevo del mondo. È dovuto ricorrere alla fantasia. «Lavoro con Ricci dal 1984, quando mi chiamò a Drive In: grazie a lui, un mestiere precario per definizione è diventato sicuro come un posto in una banca non veneta. Per il protagonista mi sono ispirato a un cugino elettricista, che bussava a tutte le porte con questo mantra: “Lavorerò gratis, pagatemi solo i contributi per arrivare alla pensione”». Lei ha scritto diversi gialli storici. Perché ora l’epopea di un disoccupato che fa il pagliaccio per sbarcare il lunario? «È una storia che mi è sgorgata d’istinto, ho cercato di “applicarci” un registro che, come a Striscia, sta tra il comico e il drammatico. Ma la mia vocazione resta “gialla”». Il protagonista, infatti, progetta di uccidere il capoufficio: non è che vuole accoppare Ricci? «Anzi, faccio il possibile perché sopravviva il più possibile. Gli devo tutto». Se non lo avesse incontrato, cosa avrebbe fatto? «A 21 anni avevo già moglie e figlia: per mantenerle avevo fondato un piccolo cabaret a Cuneo, che chiuse nel giro di poche settimane. All’ufficio di collocamento conobbi un signore che stava cercando un bracciante: ho scaricato il fieno per le pecore, fatto l’aiuto muratore. La mia fortuna fu incrociare Ricci e Grillo al Teatrino Instabile». Com’era Grillo, all’epoca? «Un formidabile falsario, come scrive Ricci nel suo Me tapiro. Raccontava barzellette altrui, ma lo faceva così bene che quando i comici che aveva “derubato” salivano sul palco, venivano insultati dal pubblico: “Ma questa Grillo la raccontava anni fa!”, li sbef-