LA PRIMA COSA DA COMBATTERE È ILSILENZIO
Cara Michelle, ho letto un’inquietante inchiesta sulle molestie nel mondo dello sport. Nel 2017 la Procura Coni è intervenuta 44 volte per far processare tesserati accusati di reati sessuali: alcuni di loro erano addirittura già finiti in carcerema potevano ancora allenare o dirigere! Com’è possibile che, dopo anni di sensibilizzazione e interventi legislativi contro gli abusi, in un mondo importante come quello dello sport sia avvenuta una cosa del genere? Ester
Cara Ester,
alla serata dei Golden Globe - dove attrici e attori hanno sfilato sul red carpet vestiti di nero, per solidarietà alle vittime di abusi - Oprah Winfrey ha tenuto un entusiasmante discorso, alla fine del quale si è augurata di vedere presto «l’alba di un giorno nuovo» in cui - grazie al coraggio e alla forza delle donne che oggi denunciano - nessuno dovrà più subire “attenzioni” non desiderate. È un tema che di giorno in giorno assume proporzioni sempre più vaste, è come se fosse stato scoperchiato il vaso di Pandora e finalmente il mondo avesse aperto gli occhi su qualcosa che succede da sempre in tutti gli ambiti e che, permillemotivi diversi, si ignorava o si fingeva di ignorare. Quello che è venuto a galla nello sport è spaventoso: gli allenatori (come i dirigenti) sono figure rassicuranti,
spesso carismatiche, diventano punti di riferimento per i ragazzini, che - soprattutto se, come accade a molti adolescenti , hanno un rapporto difficile con i genitori - tendono a idealizzarli, in alcuni casi a vedere in loro i personaggi capaci di portarli al successo. Purtroppo, la giustizia sportiva finora non aveva proprio previsto norme e sanzioni contro gli atti di pedofilia e violenza sessuale e pare che ineffetti- mentrecerte storie bruttissime erano di pubblico dominio - alcune federazioni non abbiano preso provvedimenti: ancora una volta, insomma, il silenzio si è dimostrato il nemico peggiore, quello che ha consentito a tanti mascalzoni di continuare a delinquere approfittandodellafiduciaedell’ingenuità di tanti giovanis
simi (non dimentichiamo che tra allenatore e atleta è normale che ci sia un contatto fisico, e se non c’è correttezza si possono generare situazioni ambigue). Ecco perché è importante che la giustizia sportiva si adegui a questa nuova realtà, e che vengano prese misure cautelari in attesa del giudizio. Le federazioni sportive e il Coni dovrebbero inoltre costituirsi parte civile nei processi: non a caso, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha di recente preso posizione, auspicando una collaborazione degli enti sportivi con la magistratura; è il segnale che forse il «giorno nuovo» di cui ha parlatoOprahWinfrey è un po’ più vicino.
TRA ATLETA E ALLENATORE C’È SEMPRE CONTATTO: SE NON C’È CORRETTEZZA SI GENERANO AMBIGUITÀ