EDITORIALE
SONO ARRIVATE TANTE REPLICHE ALLA LETTERA DI CRI ,« CASALINGA INCAVOLATA ». ECCOLE
Com’era forse prevedibile, la lettera di Cri, «casalinga incavolata», che ho pubblicato la settimana scorsa ha provocato una valanga di risposte. Reazioni soprattutto negative, da donne e mamme che, seppure con enorme fatica, riescono a conciliare un lavoro con la gestione della casa e della famiglia. Così, questo editoriale è per forza “appaltato” a loro. Ecco alcune mail, quelle che sono arrivate in tempo per questa pagina.
Francesca. «Caro direttore, la ringrazio per le frasi in cui commenta lo sfogo della “cara” Cri. Be’, io, oltre a tutte quelle cose che lei elenca come compiti durissimi, lavoro anche 8 ore al giorno. Non ho tate né aiuti, e sono così gratificata da essere psicoterapeuta e tuttavia svolgere un lavoro da segretaria per 1.300 euro almese. Perché? Perché non mi posso concedere il lusso di fare la vita che fa Cri. Reddito per queste donne? Va bene. Se lo date anche a me però, oltre al mio stipendio che mi guadagno tra traffico, impegni e sacrifici per correre da mio figlio».
Valentina. «Leggendo la lettera della “casalinga incavolata” mi sono incavolata io! Sono una donna che lavora e provengo da una famiglia in cui tutte le donne, in primo luogo miamadre, hanno sempre lavorato e lavorano. E le famiglie non ne hanno maiminimamente risentito. Una donna, se davvero lo vuole, può benissimo conciliare i suoi impegni familiari con un’occupazione extradomestica. Anzi, nella mia famiglia la realizzazione professionale e l’indipendenza economica di una donna sono sempre state ritenute prioritarie rispetto al matrimonio e alla famiglia».
Brunella. «Io lavoro dentro e fuori casa, ma non scrivo per sentirmi superiore a Cri, bensì per consigliarle di mettere a frutto la sua laurea, perché è proprio a 47 anni, la mia età, che sono entrata di ruolo nella scuola, e ora sono una prof felice e motivata. Quindi Cri, mettiti a lavorare e sarà tutto diverso. Forza!».
Roberta. «Ho 52 anni e due figlie di 15 e 19. Mi occupo dei figli, della casa, dei nonni. Non ho la colf e la casa è praticamente un caos. Ho un negozio con dei dipendenti che in questi tempi faccio fatica a mantenere. Non uso i social perché non ne ho il tempo. Non riesco a vedere le altremamme. Mio marito esce alle 7 e rientra alle 20. Capisco la frustrazione, perché anch’io credo dies sereWonderW oman ma nessuno sene accorge. Lo faccio per necessità e per amore. Nessunomi daràmai una medaglia né percepisco uno stipendio da manager».
Gianna Luigia. «Cri nutre livore nei confronti di quelle dal “doppio lavoro superbamente svolto”, ma sappia che lemanager sono unaminoranza rispetto a tutte le altre lavoratrici, i cui guadagni non vanno in “tubini e scarpette da sera», bensì in mutui, spese impellenti e bollette. Dovrebbe quindi confrontarsi con le operaie e le piccole impiegate che reggono l’anima coi denti per non perdere il posto di lavoro, e che a volte non possono neppure accudire i loro bimbi malati per aver speso già tutte le ferie annuali per vari motivi di famiglia».
Alida. «Sono incavolata io che ho 68 anni e ne ho lavorato 38 a 20 chilometri da casa. Adesso che sono in pensione vedo tante mamme casalinghe che dopo aver portato i figli a scuola o all’asilo vanno al bar con le amiche a prendere un caffè e fare quattro chiacchiere. Nulla in contrario, ma non mi vengano a dire che sono stressate come quelle che lavorano».
Betta. «La differenza trame e Cri non è tanto che io lavori (anche) fuori casamentre lei fa la casalinga. No. La differenza è che con mio marito abbiamo impostato la nostra vita con spirito di squadra: le incombenze familiari le svolge chi può, quando si può, prima che si può. Ecco, forse Cri prima di prendersela con le altre donne dovrebbe chiedere a chi ha più vicino di aiutarla. E dovrebbe stimare tutte le donne che trovano il tempo di lavorare, e fregarsene di quel che vede sui social».