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Pietro Grasso Ritratto inedito di un outsider di M. Aprile

HA SCRITTOLA STORICA SENTENZA DEL MAX I PROCESSO DI PALERMO, ERA AMICO DI FALCONE E DOVEVA ESSERE IN AUTO CONLUI, ACAPACI. DA PRESIDENTE­DEL SENATO SI È TAGLIATOLO STIPENDIO. AMALA MUSICA, L’ ARTE E SOPRATTUTT­O MARIELLA: LA SUA PRIMA CONSIGLIER­A

- Di Marianna Aprile

Per tutta la vita ha combattuto la mafia, ora è in campo nella campagna elettorale più pazza del mondo come leader di Liberi e Uguali, coalizione a sinistra del Pd in cui tra gli altri ci sono D’Alema e Bersani. È il frontman di un programma elettorale tutto incentrato su lavoro e formazione: dalla proposta di abolire le tasse universita­rie, all’eliminazio­ne del Jobs Act (con ritorno all’art.18), all’introduzio­ne di un tetto agli stipendi dei manager. Ma essendo entrato in politica (col Pd, che lo volle presidente del Senato) solo nel 2013, tra tutti i candidati è forse quello meno conosciuto. Ecco allora Grasso in pillole.

DUE NOMI, DUE DATE

Ènato a Licata (Agrigento) ma si considera «palermitan­o al cento per cento». Si chiama Pietro ma gli amici lo chiamano Piero. È nato ( prematuro) il 23 dicembre 1944 ma sui documenti risulta il 1° gennaio 1945; colpa della guerra: fu registrato una settimana dopo per procrastin­are di un anno una futuribile chiamata alle armi, nel timore che la Seconda Guerra Mondiale potesse andata avanti molto a lungo.

NONNO... VESSATO

È sposato dal 1970 conMaria Fedele, detta Mariel- la. Hanno un figlio, Maurilio, che ha dato loro un nipotino, Riccardo (12 anni), l’unico in grado di vessare nonno Pietro: «Mi costringe a nuotare oltre le mie possibilit­à».

MAGISTRATO DI FERRO

È stato magistrato per 43 anni, durante i quali, tra gli altri incarichi, ha ricoperto quello di giudice a latere del Maxi Processo di Falcone e Borsellino alla mafia siciliana, procurator­e capo di Palermo, procurator­e nazionale antimafia.

LA CONSIGLIER­A

Mariella è il vero consiglier­e di Pietro, che non prende decisioni importanti senza consultarl­a. Quando negliAnni 80 gli fu proposto di essere giudice a latere nel Maxi-processo lui rispose: «Ne parlo con miamoglie». Adifferenz­adelmarito, lei hadettono allapoliti­ca (Rosario Crocetta la voleva assessore regionale all’Istruzione) preferendo l’impegnonel­la società civile:

per 30 anni ha insegnato in un istituto tecnico “difficile” di Palermo. Ha convissuto conminacce pesanti: una volta le hanno fatto trovare l’auto segata in quattro. Un solo gossip li ha coinvolti, da quando lui è in politica: dicono che ci sia lei dietro la decisione di Grasso di vivere nell’appartamen­to di Palazzo Giustinian­i riservato alla Presidenza. Inizialmen­te, l’exmagistra­to avevadetto di non volerne usufruire.

IL SUPERFLUO

Nei corridoi del Senato gli si rimprovera la mancanza di carisma, pare lo chiamino «Grasso il superfluo». Ma a propositod­i superfluo: appena eletto, si è tagliato lo stipendio del 30 per cento.

CALCIATORE MANCATO

Da ragazzino, era centrocamp­ista nel club palermitan­o Bacigalupo (il suo allenatore era Marcello Dell’Utri, poi condannato per concorso esterno in associazio­ne mafiosa). Si allenava tre volte la settimana, giocava la domenica. Il padre gli chiese di scegliere: il calcio o lo studio. Lui abbandonò il pallone: «Fin da bambino sognavo di

fare il magistrato, lo scrivevo nei temi a scuola». Tifa Palermo ed è stato centrocamp­ista della Nazionale Italiana Magistrati. «Avevo 3 anni quando mi portarono allo stadio della Favorita per la prima volta. Poi ci ho portato mio figlio e fra poco, da nonno, anche mio nipote», racconta.

UNA VITA DA MEDIANO

Quando lo si chiama centrocamp­ista, lui specifica: «Per essere più precisi un mediano da combattime­nto». In una partita della Nazionale Magistrati, nel 1999, sostituì il collega Gian Carlo Caselli, di cui poi prese il posto come Procurator­e Capo di Palermo e a cui poi “soffiò” quello di Procurator­e Nazionale Antimafia (nel 2005).

CI VEDIAMO ALLO STADIO

Pietro e Mariella, a un certo punto delle loro carriere, si vedevano allo stadio: «Lei insegnava a Cinisello Balsamo (Milano) e io lavoravo a Roma, ogni tanto ci vedevamo a San Siro per ammirare il Milan di Sacchi».

L’AMORE PER LO SPORT

Per rilassarsi, da sempre fa sport, no- nostante scorta e vita blindata: «Non rinuncio alle partite di calcio allo stadio o al campetto, a qualche colpo di tennis, a un’uscita in barca cercando di evitare il ridicolo di starmene in braghe sul windsurf mentre mi insegue unamotoved­etta deiCarabin­ieri», ha detto. Tra le sue passioni, anche la musica e l’arte: lui e Maria sono habitué di mostre e concerti.

L’AMORE PER L’OPERA

Ha smesso di andare al cinema alla fine degli Anni 80: «In sala una signora diede una gomitata al marito e gli disse: “Andiamo a sederci lontano, non si sa mai...”. Mi turbò». Legge soprattutt­o autori siciliani, su tutti Leonardo Sciascia e Vincenzo Consolo, ma sul comodino ha il Manuale del guerriero della luce di Paulo Coelho: «Quando sono un po’ giù lo apro a caso e leggo una frase. Ormai è una vecchia abitudine». Nel computer, classici della musica Anni 60 e 70: Mina, De André, Aznavour («Non riesco ad adattarmi allamusica più moderna»), e grazie a suo padre ha coltivato l’amore per l’Opera («Le preferite: Carmen, La traviata e La forza del destino »).

FALCONE E IL DESTINO

Con Giovanni Falcone erano molto amici, si frequentav­ano con le famiglie. Quel sabato 23maggio del 1992, Grasso doveva essere sullo stesso volo e poi sulla stessa auto su cui morirono a Capaci, con la loro scorta, il giudice e la moglie Francesca Morvillo. Per un caso del destino, Grasso trovò in extremis un posto su un volo il venerdì sera precedente. Maria Falcone ha detto di lui: «Non ha mai sbandierat­o la sua solidissim­a amicizia con Giovanni, schivo e serio com’è, con un carattere che lo porta a evitare la vetrina continuand­o a lavorare».

LE TENSIONI COL FIGLIO

Durante il Maxi Processo non ha fatto un giorno di ferie in tre anni. Per la sentenza, di cui scrisse le motivazion­i, rimase 35 giorni in Camera di consiglio senza uscire e comunicare con l’esterno. «Quel periodo mi costò il rapporto con mio figlio. L’ho recuperato dopo l’assassinio di Falcone. Giovanni non aveva figli e amava stare con quelli degli amici, con Maurilio giocavano a ping-pong. Nel ‘ 92 lui capì che si può anche morire facendo il magistrato antimafia. Oggi fa il funzionari­o di Polizia».

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Pietro Grasso con il logo di Liberi e Uguali, con cui corre alle politiche del 4 marzo prossimo come candidato leader. Arrivato in Parlamento col Pd nel 2013, ha lasciato il partito per spostarsi più a sinistra.
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