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«INDIETRO NON SI TORNA. LA MARCI AVER SOLA PARITÀ E CONTRO I RICATTI SESSUALI VA AVANTI», DICE A «OGGI» L’ATTRICE, PROTAGONIS­TA DI THE POST, ILKOLOSSAL­SULLA LIBERTÀ DI STAMPA E SUL L’ EDITRICE CHE NEL 1971 SFIDÒNIXON. E APRO POSI TODI T RUM P ...

- Di Cristina Bianchi

Il coraggio una non se lo dà da sola. Il coraggio si può imparare. Ma noi non lo insegniamo abbastanza alle nostre figlie. Però il cammino delle donne per la parità, e contro le molestie sessuali, non si può fermare. Indietro non si torna». Che grinta, signora Streep. Sarà per questo che in Italia è un idolo anche delle ragazzine. Molte di loro, infatti, sono appostate sin dall’alba davanti al cinema Odeon diMilano per strapparle un autografo. O un selfie.

ORA È UN IDOLO ANCHE DELLE RAGAZZINE

L’attrice, tre premi Oscar e 20 nomination, è arrivata a Milano con Tom Hanks e Steven Spielberg per presentare The Post, il film che ha trascinato e commosso gli americani. Quando la incontro, indossa un’elegante camicia a fiori di Erdem e un paio di occhiali leggeri che la ringiovani­scono. Il film è una sorta di prequel di Tutti gli uomini del presidente, che nel 1976 raccontò lo scandalo Watergate. Al centro di The Post, però, c’è una donna: Katharine ( Kay) Graham ( la Streep) che a 45 anni, dopo il suicidio del marito, diventa editrice del Washington Post. E nel 1971 deve scegliere se pubblicare gli archivi segreti sulla Guerra del Vietnam, quindi mettersi contro Nixon, oppure no.

Lei a Hollywood sostiene con grinta la campagna Time’s Up contro il monopolio maschile nei luoghi di lavoro e contro le molestie sessuali. Perché c’è voluto tanto tempo per ribellarsi? «Gli esseri umani ci mettono tanto a imparare, anche se questa non è una battaglia nuova. Eppure l’aria è cambiata, non solo a Hollywood. È cambiata nell’esercito, al Congresso, nell’industria, in ogni posto di lavoro. C’è stata una grande apertura perché sono stati coinvolti negli scandali i grossi nomi che contano a Hollywood e finalmente le donne si sono ribellate. Però hanno sempre lottato per affrontare questo problema: cameriere, infermiere, badanti, donne riunite in cooperativ­e agricole. Molte hanno denunciato in passato, ma solo quando Hollywood è stata coinvolta le cose hanno iniziato a cambiare davvero. Oggi tante hanno preso coraggio. E sono ottimista».

Questo film che cosa può insegnarci? «La prima sceneggiat­ura fu scritta da Liz Hannah e acquistata da Amy Pascal sei giorni prima delle elezioni. Pensavamo che The Post sarebbe stato uno sguardo un po’ nostalgico al passato. Pensavamo che presto avremmo avuto una presidente donna, Hillary. Poi ci sono state le elezioni (vinte da Trump) e l’ostilità verso la stampa libera è aumentata, mentre le massime cariche dello Stato hanno cominciato ad attaccare le donne. Oggi questo filmci fa pensare a quanta strada non

abbiamo fatto… E forse è meglio che mi fermi qui». La figura di Kay Graham è così importante nella storia? «Sì, grazie al suo coraggio gli americani capirono che ben quattro presidenti avevano mentito sulla guerra del Vietnam, che avevano mandato a morire i loro giovani sapendo che vincere sul campo era impossibil­e. Nixon nel ‘71 fece di tutto per censurare la verità. Ed è stata la Graham, a capo di un giornale che ancora non contava molto, una donna che aveva sempre la sensazione di essere un po’ inadeguata come leader, a cambiare le cose».

Un’editrice donna. Un pesce fuor d’acqua. «Pensi che a quel tempo anche negli Stati Uniti c’erano pochissime giornalist­e. I reporter erano tutti bian- chi, tutti uomini. Le donne c’erano, sì, ma erano per lo più segretarie. Eppure tutto partì da lei, che si sentiva fragile. Da una signora che non avrebbe mai immaginato di diventare la prima donna tra i migliori 500 amministra­tori delegati nella lista stilata da Fortune. Una capace di vincere il Pulitzer con la sua autobiogra­fia».

Ci sono stati momenti nella vita in cui anche lei si è sentita insicura? «Oh sì, molti. Proprio poco tempo fa, quando dovevo decidere se interpreta­re la Graham. Come lei, anch’iomi sento fragile e non voglio deludere gli altri».

Chi è oggi la nuova Graham? «Angela Merkel! So che voi italiani la vedete in modo diverso, per le sue politiche severe. Per noi guida la Germania. È una donna. È un fatto. Mi scusi, posso farle una domanda io? Vede una donna premier alla guida dell’Italia?».

Mmm... Non subito. Magari tra qualche anno. «Appunto».

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