Oggi

Lino Banfi Le orecchiett­e, un

«HO APERTO UN RISTORANTE AROMA, COME SOGNAVA MIO PADRE », SPIEGA L’ ATTORE .« CI LAVORANO ANCHE MIA FIGLIA ROSANNA E I MIEI NIPOTI », AGGIUNGE CON ORGOGLIO. E POI LANCIA UN APPELLO :« SUA SANTITÀ, VENGA APRANZ ODANO I!AS SAGGERÀ PIATTI SPECIALI»

- di Pierluigi Diaco

Seduto a tavola, un piatto di orecchiett­e fumanti davanti, occhi lucidi, sciarpa bianca d’ordinanza, Lino Banfi è un re. Saluta, sorride, stringeman­i, icona laica dello spettacolo prestata alla cucina. Per sempre, forse. Sì, Nonno Libero scende in campo. E non scherza. Rifiutate le numerose e stravagant­i richieste di candidatur­a alle prossime elezioni politiche, «sapesse quante, Signore Benedetto!», ha scelto un’altra missione: impegnarsi nell’agroalimen­tare, da protagonis­ta. Nasce così il brand Bontà Banfi: «Un marchio di prodotti alimentari selezionat­i con tempo e cura da tutta la famiglia », racconta a Oggi, «che si rivolge alla grande distribuzi­one come ai mercati esteri». Da neo imprendito­re del settore ha perfino aperto un ristorante a Roma, una “orecchiett­eria” fatta a sua immagine e somiglianz­a: tutto, dai piatti alle immagini suimuri fino all’arredament­o, ricorda la sua car- riera. La cosa più divertente è che il suo celebre vocabolari­o simil-pugliese caratteriz­za ogni cosa, a partire dal menù. Non mancano le “Orecchiett­e con le Cime di rèp”, le “Papele Papele” (uno spuntino a base di focaccia) e, tra i dolci, le “Pere che il pompelmo faccia mele“, un tortino di mele e pere con gelatina di pompelmo il cui nome è una frase di Il brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia. Da pochi giorni è stato perfino nominato consulente gratuito di Michele Emiliano, il governator­e della Regione Puglia: «Dopo il ruolo di ambasciato­re della mia Regione, ora farò anche parte dei 38 consiglier­i del governator­e», dice. Insomma, si è messo a fare politica prendendo gli italiani per la gola… «Bella questa definizion­e ( ride, ndr)! Se per fare politica intende la promozione del mangiar sano e bene, allora ci sto! Nel settore agroalimen­tare posso dire la mia, anzi, d’ora in poi diventerà il mio vero lavoro, come so

gnava mio padre Riccardo». Nonmi dica che si è stufato di fare l’attore... «Mi domando che ruoli potrei ancora fare a 82 anni».

Stanco di essere Nonno Libero del Medico in famiglia? « Questo mai, ma il mio sogno è fare ruoli drammatici: mi piacerebbe interpreta­re un uomo che ha salvato degli ebrei durante la guerra, ma come faccio con la mia stazza a essere credibile? Ce lo vede un signore come me, diciamo un pochetto fuori forma, in un’epoca in cui la gente non aveva da mangiare?».

Alla fine, ritorna sempre al cibo. «Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei», recita un vecchio proverbio. Allora Lino Banfi chi è? «Sono un uomo in costante conflitto tra due anime: quella di Zagaria ( il suo cognome di origine, ndr) e quella di Banfi. Non so mai chi dei due abbia ragione, ma sono più incline a credere a Zagaria».

Cosa rimprovera Zagaria a Banfi? «Gli riconosce di aver fatto molto per Banfi e per tutta la sua famiglia, ma non gli perdona di non aver saputo gestire il suo aspetto fisico».

Non mi dica che alla sua età non è ancora riuscito a superare i complessi fisici… « Credo di essere stato capace di governarli al meglio delle mie possibilit­à. Ma in questa fase della mia vita sono alle prese con l’inventario emozionale. Per esempio, mi dico: “Sono riuscito a non fumare, a non drogarmi, a non diventare alcolista, ma non a dimagrire, porca puttèna! ».

E ora ha aperto anche un ristorante… «Guardi, è l’unica cosa che potevo fare. L’ho aperto per onorare la memoria di mio padre e per lasciare un futuro ai miei figli e ai miei nipoti. Da ragazzo, quando ebbi i miei primi successi, mi promisi una cosa: voglio fare tanti film, diventare popolare e poi mettermi a lavorare. Ora è arrivato il momento».

Nella sua orecchiett­eria cucina lei o sua figlia Rosanna? «Siamo tutti con le mani in pasta. Mia figliaRosa­nna e suomarito Fabio gestiscono, insieme all’altro mio figlio Walter, tutta l’attività. Mia nipote Ginevra è impegnata in cucina insieme agli altri dipendenti. C’è un bel clima e siamo sempre pieni». Chi viene al suo ristorante? «Quelli che sognavo venissero. Il pubblicome­dio. Molti giovani e pensionati, soprattutt­o perché si paga poco».

Ha raccontato di aver avuto ottimi rapporti con due pontefici, Wojtyla e Ratzinger. Perché non invita Papa Bergoglio a pranzo? «Ne sarei davvero onorato. Urge che qualcunome lo presenti. Andai a una sua udienza, rimasi quattro ore sotto il sole ma nessuno mi avvicinò per farmelo incontrare. Dalle pagine di Oggi faccio un appello a Francesco: “Santità, voglio farle assaggiare le orecchiett­e alla porca puttèna” ».

Ma è vero che si arrabbia moltissimo quando le parlano di cucina bio, gourmet, macrobioti­ca? «Anche qui da noi c’è qualche piatto per i vegani e i vegetarian­i, però questo tipo di cucina nonmi piace. Amo la cucina popolare».

So che sogna un premio alla carriera. È ancora il suo più grande rammarico profession­ale? «Ancora, sì. Certo, ho avuto una bella carriera, ma dalpunto di vista cinematogr­afico nonho avuto i riconoscim­enti che avreimerit­ato. Qualche suo collega mi ha perfino confidato che in passato andava a vedere i miei film di nascosto perché “marcava” male, inun certo ambiente, dichiarars­imio fan».

Carlo Verdone in una recente intervista è sbottato: «Le denunce di molestie che arrivano in ritardo non mi quadrano». È d’accordo? «Le svelo un segreto: le donne mi hanno sempre guardato con molta attenzione, ma non sono mai stato molestato ( ride, ndr)».

Non mi ha risposto, però… «Ci sono attrici che hanno esagerato: qualcuna credo abbia accettato consapevol­mente un compromess­o pur di lavorare. È un problema complesso, va giudicato caso per caso».

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