Oggi

Così io e Michelle siamo scappate dalla setta

Michelle Hunziker Parl ala sua migliore amica: «Così siamo scappate dalla setta»

- di Carlo Fontana

MichelleHu­nziker ha raccontato nel libro Una vita apparentem­ente perfetta la terribile esperienza vissuta nella setta della “maga” Clelia ( da tutti identifica­ta nella pranoterap­euta Giulia Berghella, ndr), un incubo durato quasi cinque anni che ha rischiato di farle perdere gli affetti più cari. La Hunziker, però, non era sola: con lei, a vivere gli stessi turbamenti, c’era la sua migliore amica Simona Crisci. Che ora ha deciso di raccontare cosa succedeva nella setta, ma anche della grande amicizia che la legaaMiche­lle. Una storia di complicità e coraggio.

Simona, quando vi siete conosciute lei e Michelle Hunziker? «IoeMich, come la chiamo ( si pronuncia “misc”, ndr), ci siamo conosciute 18 anni fa, nel 2000, come tante altre mamme, accompagna­ndo le nostre fi-

glie all’asilo. Lei, bella come il sole, arrivava tutte le mattine con la piccola Aurora, mentre io sempre di corsa e trafelata accompagna­vo mia figlia Camilla. Ci siamo piaciute subito, la sintonia è stata immediata. Diciamo che la nostra amicizia è nata con un tè e un Bacio». Scusi? Non ho capito... «Sì, il Bacio Perugina, il cioccolati­no! Tutte le mattine, dopo aver lasciato le bimbe a scuola, andavamo a bere un tè insieme e Michelle ne comprava due. Mi faceva sempre scegliere per prima e poi li aprivamo per leggere la frase. Il suo era sempre un pensiero poetico e romantico, insomma da favola, mentre il mio era quasi sempre incomprens­ibile, sgrammatic­ato. Ancora oggi ridiamo per quei bigliettin­i».

E dopo avete condiviso altrimomen­ti bellissimi. «Sì, io e Michelle siamo sempre riu-

scite a divertirci, anche nei periodi più difficili. Subito dopo averla conosciuta ho dovuto affrontare la separazion­e da mio marito, ed è stata dura. Michelle mi è stata vicino, come una vera amica e proprio in quell’occasione ha iniziato a parlarmi della “maga” Clelia, suggerendo­mi di conoscerla. Ma lo ha fatto per il mio bene, perché all’inizio non era la persona pericolosa che si è rivelata in seguito».

Michelle già frequentav­a la setta? «Sì, anche se inizialmen­te nonera proprio una setta. Mich si fidava di Clelia perché la stava aiutando a superare i problemi con suo padre, con il quale non aveva più rapporti. All’inizio la “maga”, che si presentava come una pranoterap­euta, sembrava una bella persona, generosa, che si faceva in quattro per aiutare gli altri. Era bello stare in sua compagnia e condivider­e le proprie paure e debolezze, e lei era molto brava a farcele sviscerare».

Per conquistar­e la vostra fiducia. «Eravamo entrambe giovani e senza rendercene conto abbiamo messo le nostre vite nelle suemani. Così è iniziato un incubo durato quasi 5 anni».

Cosa facevate nella setta? «Ci si vedeva il venerdì sera per le terapie di gruppo, alle quali potevano partecipar­e soltanto 12 “eletti”, lo stesso numero degli Apostoli. Stavamo seduti in cerchio, per terra, e al centro c’era Clelia. All’inizio intonava cantilene in ebraico, che si riferivano alle Sefirot della Cabala, che a suo dire servivano a unire le nostre energie. Poi arrivava il momento del “canale”».

Ci spieghi di cosa si tratta. «C’era una persona chiamata “canale” che rappresent­ava lo spirito di Gesù. Ci parlava delle nostre vite passate e del futuro e ci diceva come comportarc­i per avere una vita spirituale pura e diventare “messaggeri d’amore”».

Ovvero? «Clelia prendeva spunto da Omraam Mikhael Aivanhov, l’esoterista bulgaro che metteva al centro delle sue opere l’uomo e il suo perfeziona­mento. Lo seguiva in tutto: cantava come lui, vestiva di bianco e ci “imponeva” i suoi libri».

V’incontrava­te solo di venerdì? «No, quello era l’appuntamen­to di gruppo, poi c’erano le terapie singole, le più invasive».

Ci spieghi… «Clelia mi faceva sdraiare sul lettino e poi imponeva le sue mani al centro della mia testa. Toccava i punti energetici del corpo per ricaricarl­i, ma soprattutt­o mi faceva parlare. In quei momenti le raccontavo tutto, svelandole i miei desiderima anche i miei timori e le paure. E spesso finivamale…».

Male in che senso? «Clelia ci imponeva delle forti limitazion­i e quandodiso­bbedivo alle suediretti­ve mi rimprovera­va e mi puniva».

Addirittur­a! E in che modo? «Per esempio allontanan­domi da lei e da tutto il gruppo. Deve capire che per noi la setta era come una famiglia, sulla quale facevamo completame­nte affidament­o. Provi a immaginare come è difficile essere messa da parte e sentirsi esclusa, avvolta dal silenzio. In quei momenti ti senti sola e persa. Anche perché eravamo già state allontanat­e dalle nostre vere famiglie».

«DOVEVAMO PRATICARE L’ASTINENZA SESSUALE. CI NUTRIVAMO SOLO DI RISO, TÈ, PESCE E CEREALI »

Ha parlato di limitazion­i. Quali? «Dovevamo praticare l’astinenza sessuale e ci erano vietati i dolci, la carne, la pasta e i latticini. In pratica vivevamo di riso, tè, cereali e pesce. Anche nel vestire non eravamo liberi perché potevamo indossare solo indumenti bianchi o dai tenui colori pastello. La setta monitorava le nostre frequentaz­ioni, vietandoci di andare in palestra, ma anche nei centri commercial­i perché lì potevamo incontrare persone che ci avrebbero potuto “sporcare”».

Una vita di rinunce. «Infatti diventai la “ribelle”. I miei dubbi e le mie infrazioni col tempo diventaron­o unaminacci­a per chi frequentav­a la setta, specie perMichell­e. Così Clelia cominciò a separarci».

In che modo? «Facendoci fare vite diverse. Per tenermi sotto controllo mi mise in casa una persona di sua fiducia, quella che lei aveva definito “canale”, che viveva a mie spese, controllan­do tutto quello che facevo. Se cipenso oggimi sembra incredibil­e di aver fatto tutto questo...».

Stava perdendo Michelle? «Questo era quello che voleva Clelia, che era molto abile a dividere le persone. Deve capire che per la setta Mich era la “Gallina dalle uova d’oro”, il gancio per arrivare ad altre persone e arruolare nuovi seguaci».

C’erano altri vip nella setta? «Non voglio dire chi c’era: so bene quanto sia difficile ricordare quel periodo. Io e Michelle ci abbiamomes­so tanto tempo per arrivare a quello che stiamo facendo oggi. E lo facciamo solo per aiutare tutti quelli che stanno vivendo situazioni simili o che possono commettere il nostro errore e mettere le loro vite nellemani di queste perso-

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AMARCORD Michelle porta Aurora a scuola nel 2005.

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