Matteo Salvini Si infratta al parco per fare un video-comizio
NOI DELLA LEGADOVREMMO ESSERE I PIÙ RUSPANTI, ESUBERANTI, INVECE NON VEDIAMOL’ORA DI INIZIARE A LAVORARE IMPETUOSOCONINEMICI, AFFETTUOSOCONI SEGUACI, MATTEOSI RIVOLGEAL SUO... SMARTPHONE. MANONÈUN MONOLOGO: LOASCOLTANO PIÙDI 2 MILIONI DI PERSONE. UNRECORD
Le frasche dei Giardini pubblici Indro Montanelli di Milano alle spalle, la videocamera del suo smartphone davanti al naso, Matteo Salvini è solo. Sembra meditare, qualche passante lo addita. Sta pensando. Poi parte e va, a braccio: arringa la folla degli elettori-follower e confeziona un video-comizio dei suoi, a cui i seguaci sono ormai avvezzi. Tra una requisitoria sui missili in Siria e qualche stilettata agli avversari, il leader leghista sfodera le armi che gli sono valse il primato, tra i politici, sui social network. Gesticola, enumera, apostrofa, dileggia, poi sorride, manda un bacio generico allo schermo oppure, preciso, «saluto Elisabetta,
AI GIARDINI, ORAZIONE A BRACCIO
Milano. Sopra, e a sinistra, alcuni momenti del video-comizio che Matteo Salvini, 45, ha fatto ai Giardini Indro Montanelli. Prima di iniziare ci ha pensato un po’, poi ha esordito: «Bellissima giornata, un po’ di verde, va che roba!». Gilet imbottito e jeans, il leader del Carroccio ha condito il suo comizio con dovizia di gesti.
Oliviana, Samantha». Schiettezza, toni aspri contro i nemici, colloquiali con i seguaci, il suo account è un porta (video)pillole della sua vita pubblica e privata, con chicche come la sigla di un cartone animato amato (per la cronaca, Ufo Robot) o la condivisione di una campagna per riportare a casa un cagnolino. La produzione è variabile ma tumultuosa.
STACCA DI MAIO E RENZI
Non solo suFacebook, il socialnetwork considerato più populista, dove svetta con i suoi oltre 2 milioni e 100 mila follower, su Luigi Di Maio (1 milione e600mila), MatteoRenzi (1,1milione) e Silvio Berlusconi ( poco più di 1 milione). Anche sul più elitarioTwitter (707 mila follower contro i 334 mila di Di Maio e gli inarrivabili 3,42 milioni di Renzi), Salvini guadagna posizioni. Lo dicono anche le analisi dei retweet fatte in campagna elettorale: Salvini ha vinto su tutti, forte di un hashtag, #primagliitaliani, che più generico - e meno leghista - non si poteva, complice anche il geniale format, inventato dal suo spin doctor Luca Morisi, “Vinci Salvini”: un vero e proprio concorso, in palio una giornata col leader. E passi se ad arrancare c’è Renzi l’egocentrico, che aveva sdoganato la rassegna stampa fatta in prima persona (ahilui, ha arrancato anche alle urne). Ma perde colpi - o non prende tutti i like di Salvini - anche Di Maio, leader del partito digitale per eccellenza, che fa della piattaforma un usomolto più istituzionale: rilancia interviste, post dal blog del Movimento 5 Stelle o dei capigruppo di Camera e Senato, oppure di Alessandro “Dibba” Di Battista, il suo alter ego di lotta quanto lui è di governo, che ha un livello di popolarità abbastanza simile al suo (in vetta c’è sempre Grillo con 1,8 milioni di follower). Quel che insegna la condotta di Salvini è che la quantità paga: basta considerare che dal 2009 il leader pentastellato ha cinguettato meno di 5 mila volte, Salvini da marzo 2011 (due anni dopo) ben 25.500. Lo zelo sinonimo di affidabilità, il leader del Carroccio irrompe nelle vite dei suoi come un faccione su uno schermo, senza mediazioni. È il socialpopulismo, bellezza.