Oggi

Fiorella Pierobon Oggi è una pittrice

LA PIÙ AMATA DELLE ANNUNCIATR­ICI SI È INVENTATA UNA SECONDAVIT­A. PIENADI TELEECOLOR­I. «HORICOMINC­IATO DAZEROIN FRANCIA, DOVENONMI CONOS CEVANESSUN­O», DICE. E SVELA CHE SOLO UNA STAR CERCÒ DI TRATTENERL­A

- di Alessandro Penna

Dove passa, e quando passa, il tempo di solito scava rughe o buche, smantella, ingrigisce. A Fiorella Pierobon, la più amata e compunta delle annunciatr­ici Mediaset, il tempo ha invece regalato una tavolozza di colori. Daquasi 15 anni fa la pittrice, e non per gioco: ha esposto ovunque (anche a Osaka, in Giappone, e alla Biennale di Venezia), vende tanto e bene - è quotata da Drouot, gli attori e i musicisti francesi adorano “appenderla” in salotto - ha un atelier aNizza, nel quartiere degli artisti, che ribolle di quadri, sculture tagliate al laser, collezioni­sti, anche italiani, che entrano per godersi i quadri e poi....

Ha lasciato la tv nel 2003. «Diedi l’annuncio a Striscia la Notizia. Bonolis, che era alla conduzione, rimase di sasso: era spiazzato. Di più: turbato. L’unica che cercò di dissuaderm­i fu però SandraMond­aini: venne persino a trovarmi a casa, passammo una serata divertenti­ssima. Ma non tornai indietro: feci qualche appari- zione da SimonaVent­ura, a Quelli che il calcio, poi basta».

Una scelta drastica. «Non era più la tv che conoscevo e amavo. Quando cominciai, era innovativa, sperimenta­le, condotta da grandi profession­isti. Quasi senza accorgerme­ne, me la ritrovai improvvisa­ta, piccola e volgare, imbarbarit­a dai reality: non mi rappresent­ava più».

Fu difficile abituarsi all’anonimato? «No. Anche perché non ho mai fatto davvero parte dell’ambiente: era raro vedermi alle feste o in discoteca. Ma l’affetto lo sento ancora. A volte, vedo la gente che parlotta davanti alla vetrina del mio atelier, poi entra per vedere da vicino le opere e solo allora si accorge che l’autrice sono io. “Ma è proprio lei?”, mi dicono. “Ma perché non torna? Era una di famiglia!”».

Già, perché non torna? «Per la ragione per cui ho lasciato: la tv non è migliorata,

nel frattempo, anzi. Farei un’eccezione solo per The story of God, una serie ideata, prodotta e presentata da Morgan Freeman e girata in tutto il mondo alla scoperta delle varie religioni: aiuta a capire se stessi e gli altri, insegna la tolleranza. C’è un solo piccolo problema: la serie è già stata trasmessa e, soprattutt­o, io non sono Morgan Freeman».

Cosa fece dopo aver lasciato il piccolo schermo? «Mi trasferii a Nizza per dedicarmi alla pittura. Dipingevo a casa, poi dei “colleghi” francesi mi convinsero prima a partecipar­e con loro alle mostre collettive e quindi, nel 2007, ad aprire un atelier in rue Droite, la via degli artisti. Sono ancora qui, e vendo i miei quadri in tutto il mondo: Australia, Giappone, Sudamerica, India…».

Perché ha aperto un atelier in Francia, e non in Italia? «Perché ero venuta qui a vivere. E perché qui, per un pittore, la burocrazia è inesistent­e: non sono necessari permessi, non serve alcuna documentaz­ione. Per lo Stato facciamo parte del tessuto culturale del Paese, siamo trattati come messaggeri di bellezza e di cultura. In Italia ti penalizzan­o, qui ti premiano».

Quindi non aprirà anche da noi… «Ora come ora, è l’ultimo deimieipen­sieri. In futuro, chissà. Però torno spesso in Italia per seguire lamia “Percorsi di luce”, unamostra itinerante che dal 2008 gira i più importanti luoghi espositivi lungo la via Francigena, anche all’estero».

Qual è il suo pittore preferito? «È paradossal­e, ma proprio io, che sono un’astrattist­a, amo il più popolare degli artisti figurativi: Vincent Van Gogh. Senza discussion­i».

La sua pittura è astratta e materica…

«Sulle tele, il colore lo stendo con lemiemani. Lo plasmo con le dita, come se fosse una scultura».

Gronda passione, allegria. Mentre lei era famosa per il garbo e la misura. «Chi mi conosce sa che sono l’una e l’altra. Sono un’entusiasta, una sempre in fermento».

Ho letto che ha venduto più di 400 opere. «Non ho tenuto il conto. So solo che i quadri sono come figli: mi facciomand­are delle loro foto, voglio esser sicura che staranno bene, lì dove sono finiti».

Immaginava che avrebbe avuto questo successo? «No. Ma questa seconda vitame la sto proprio godendo. Penso dimeritarm­e- la: mi sonomessa in discussion­e, sono ripartita da zero in un posto, la Francia, dovenon ero conosciuta; ho fatto la “gavetta” del pittore sconosciut­o. Fortunatam­ente i miei lavori sono piaciuti da subito».

E se avesse fallito? «Tre anni fa ho inaugurato una webradio, Radio Francigena, la radio dei cammini. Mi sarei dedicata a quello».

Ha collaborat­o anche con Radio Popolare: Berlusconi non le ha tirato le orecchie? «Non lo vedo e sento da decenni».

ANizza, il 14 luglio del 2016, c’è stato un terribile attentato. «Ero sulla Promenade, quella notte. Il camion dell’attentator­e è stato fermato dai colpi della polizia proprio di fronte al ristorante dove stavo cenando con degli amici. Solo a riparlarne, mi si chiude lo stomaco».

La sua vita privata è top secret. «È una scelta. Le basti sapere che da qualche anno sono diventata nonna di Maya, una bimba che adoro».

Ora lo può ammettere: con Gabriella Golia vi odiavate. «Falso. È una cara amica, per anni abbiamo condiviso studi, truccatric­i e costumiste. Capita che ci vediamo, ma meno di quel che dovremmo».

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