Non possiamo più fidarci dell’acqua in bottiglia?
PIÙ DEL 90% DEI CAMPIONI ANALIZZATI IN 9 PAESI (ITALIA ESCLUSA) CONTENGONO MICROPLASTICHE
Bisogna considerare che nella ricerca ( effettuata dalla StateUniversity diNew York perOrbMedia, ndr) sono stati rinvenuti frammenti costituiti prevalentemente da polipropilene, P ET( polieti lente re ftalato) e nylon. Questo significa che la provenienza è attribuibile alla bottiglia e comunque alla filiera industriale piuttosto che alla sorgente di acqua
potabile. Tempo fa, lo stesso istituto ha prodotto uno studio analogo su campioni di acqua potabile erogata dai rubinetti di diverse città. Nell’acqua di rubinetto la concentrazione di microplastiche è stata notevolmente inferiore, a conferma di quanto detto. Penso che un ritorno alla bottiglia di vetro sarebbe utile per evitare
questi inconvenienti e per responsabilizzare i consumatoriche troppo spesso contribuiscono allo spargimento dei rifiuti nell’ambiente. Comunqueil problema della diffusione delle microplastiche non è da sottovalutare,
considerato che ogni anno si produconosul pianeta oltre300milioni di tonnellate di plastiche. Gli oggetti in plastica abbandonati si degradano, anche con tempi
lunghi, formando frammenti sempre più piccoli che possono essere ingeriti da vari organismi e arrivare nei nostri piatti. Lemicroplastiche, inoltre, possono contenere additivi funzionali almiglioramento delle loro proprietà meccaniche (plastificanti, coloranti, ritardanti di fiamma). Ciò significa che nel piatto, oltre alle microplastiche, potremmotrovare altri composti frutto della loro degradazione. Anche la normativa è inadeguataperché si è sempre creduto che le plastiche fossero inerti e indistruttibili.