Oggi

EDITORIALE

LAPOLITICA È IN STATODI TOTALE CONFUSIONE. A NOINONREST­ACHEDISTRA­RCI UN PO’...

- di Umberto Brindani

Alcuni lettori mi hanno scritto per chiedermi come mai ci occupiamo poco di politica, limitandoc­i il più delle volte alle notizie essenziali, tipo cade il governo, si dimette Renzi, chi ha vinto le elezioni. Una prima risposta sta proprio in quelle «notizie essenziali», che poi, a ben guardare, saranno pure essenziali ma tanto «notizie» non sono. Prendete il governo Gentiloni: è dal dicembre scorso, quando il capo dello Stato ha sciolto le Camere, che di fatto l’esecutivo non c’è più. Eppure, dopo cinque mesi, Gentiloni e i suoi ministri sono ancora lì, a «sbrigare gli affari correnti», in attesa della faticosiss­ima nascita del governo grillo-leghista o di nuove elezioni in estate (mentre scrivo è tutto in altomare). Quanto a Renzi, si è dimesso addirittur­a due volte da segretario delPd (dopo il referendum­edopo le elezioni), ma è ancora lui a tenere in mano il pallino: cioè, si è dimesso o non si è dimesso? Boh. E le elezioni chi le ha vinte? DiMaio? Salvini? Salvini più Berlusconi? Di sicuro si sa soltanto chi le ha perse.

Insomma, è tutto così complicato… Che invidia per gli americani e i francesi! Vanno alle urne, votano e il giorno dopo hanno un capo, il quale, bello o brutto che sia, resterà in carica rispettiva­mente quattro e cinque anni. Stop, fine dei giochi, nessunamel­ina, niente incarichi esplorativ­i, governi neutrali, contratti, corteggiam­enti, veti, trattative sfibranti. Per questo, per semplifica­rci la vita, eravamo favorevoli al famoso referendum­costituzio­nale del 4 dicembre 2016, che aveva il principale difetto di essere stato proposto daRenzima ci avrebbe regalato qualche certezza. Invece niente: abbiamo la legge elettorale (inventata dal Pd!) più idiota delmondo occidental­e e ora ci dobbiamo sorbire esasperant­i balletti sul «toto-nomi», il «toto-temi» (copyright Di Maio) e il «toto-cose» (Salvini).

Poi, certo, Oggi ha circa 2 milioni di lettori, e tra loro (tra voi) ci sono grillini, leghisti, berlusconi­ani, meloniani, piddini, radicali e leuisti (si dirà così?). Le idee di ciascuno vanno rispettate, ma in questo clima di intolleran­za generalizz­ata sembra diventato impossibil­e perfino discuterle. Così, se scrivo che il reddito di cittadinan­za è una bufala colossale si arrabbiano gli elettori pentastell­ati. Se dico che l’«invasione dei migranti» è una balla, un fenomeno reale ma gonfiato per acchiappar­e voti, si inviperisc­ono i salviniani. E se sostengo che la sinistra è morta e sepolta si imbizzarri­scono quelli del Partito democratic­o (anzi, no, scusate, loro no: si trovano momentanea­mente in catalessi).

C’è anche, in questo particolar­e periodo, un problema di tempistica: i leader in campo sembrano cambiare idea a ogni stormir di fronda, e non è facile seguire i loro percorsi mentali. Per cui, chi è chiamato a fare informazio­ne rischia sempre di trovarsi un passo indietro. Quotidiani e tg annunciano che basta, non c’è accordo, si ri-vota il 22 luglio, e la mattina dopo ci si sveglia conDiMaio e Salvini che amoreggian­o, salvo poi chiedere altro tempo e separarsi di nuovo. Un giorno il premier è Luigino, il giorno dopoMatteu­ccio, e l’indomani ancora sbuca fuori il terzo uomo, che è Giulio Sapelli, ma anche no, siamo su Scherzi a parte. Intanto si ragiona di flat tax, che però tanto flat non sarà, anzi ci saranno due aliquote, o tre, ma dal 2019 oppure, chissà, dal 2020. E via così. Voi capite che non è semplice districars­i in questo caos: non ci riescono gli esperti, i politologi, gli osservator­i e i giornalist­i specializz­ati, non penserete seriamente che ce la possa fare io…

Io mi limito a sperare, tenendo le dita incrociate, che il primo governo populista dell’Occidente avanzato, nato dalle insofferen­ze, dalla rabbia e dai rancori di metà dell’elettorato italiano, tenga sempre conto che esiste anche l’altra metà, non faccia danni irreparabi­li (tipo uscire dall’euro o dallaNato) e ci regali un periodo se non di prosperità almeno di tranquilli­tà. Francament­e ne ho fin sopra i capelli di questo stato di tensione permanente. Von Clausewitz diceva che «la guerra è la prosecuzio­ne della politica con altri mezzi». Ecco, forse bisognereb­be spiegare ai nostri cari leader che non è vero il contrario. Li abbiamo votati per fare politica, cioè governare: che lo facciano, ci lascino in pace e ci permettano di distrarci un po’ con le nozze di Meghan, il Grande Fratello e la telenovela di Al Bano. (Al Bano premier? Sarebbe un’idea…).

 ??  ?? Luigi Di Maio, 31, capo politico del Movimento 5 Stelle, e Matteo Salvini, 45, leader della Lega e del centrodest­ra: trattative sfibranti per il nuovo governo.
Luigi Di Maio, 31, capo politico del Movimento 5 Stelle, e Matteo Salvini, 45, leader della Lega e del centrodest­ra: trattative sfibranti per il nuovo governo.

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