Il mistero di LiberatoÈgiàun mito ilmusicista senza volto
SI CHIAMA LIBERATO, CANTAINNAPOLETANOCONUNSOFTWARE CHE MODIFICA LAVOCE. E HA PUBBLICATOSOLOPOCHI VIDEO. EPPURE TRIONFA, GRAZIE ALMISTEROE... ALLE SCARPE
Come tutte le più grandi storie d’amore, tutto è iniziato il giorno di sanValentino. È il 14 febbraio 2017 e su un profilo appena creato su Facebook viene postato il video Nove maggio. Un’adolescente sfreccia sullo scooter tra i vicoli di Napoli, la canzone ha un beat che spacca. Una base neomelodica e slang in dialetto che si sposa a meraviglia con il trap, un mix tra hip hop ed elettronica, e poi l’uso dell’AutoTune (un software che permette di unire e modificare più voci) che rafforza il mistero. Perché chi è Liberato nessuno lo sa. Non si sa neanche se sia una persona o un collettivo. Non lo sanno nemmeno i mammasantissima della criticamusicale e i produttori delle major. O forse fingono di non sa- pere perché a Napoli si suol dire « zitto chi sape ‘o juoco » ossia chi conosce il gioco non lo sveli, altrimenti finisce il divertimento. Dopo Nove maggio seguono Tu t’è scurdato ‘e me, Gaiola Portafortuna (che esce nella festa di San Gennaro), l’inno della comunità omosessuale Me staje appennen amo’, fino alle ultime Intostreet e Je te voglio bene assaje. In poco più di un anno, sei canzoni e altrettanti video accattivanti e seriali (tre brani raccontano l’evoluzione di una storia d’amore) Liberato ha conquistato l’Europa: per lui si è scomodata la stampa inglese, francese e spagnola eleggendolo «nuovo emblema della scena urban ». Ma soprattutto è entrato nel cuore dei napoletani che in una calda notte sul lungomare lo ha eletto re. Il 9 maggio infatti ha tenuto il suo live «al tramontogratis» sponsorizzatodalla Converse (un brand di scarpe). Erano attesi in 6 mila, sono arrivati in 30mila. Impreparato perfino il business del “pezzotto”: nientemagliette false con il logo Liberato in vendita.
FORSE È UN TEAM
La forza di Liberato è l’anonimato. Ha fatto suo il gioco di Elena Ferrante, la misteriosa autrice napoletana che pubblica best seller. O di Banksy, il writer che a Napoli (unica città in Italia) ha regalato unaMadonna con la pistola su un muro del centro storico, e dietro al qualepare ci sia ilnapoletanod’origine RobertDelNajadeiMassiveAttack. Di artisti nascosti dietroamaschere ce ne sono a bizzeffe, ma pochi come Liberato
sono stati capaci di unire i due volti di Napoli, quello borghese del Vomero e quello popolare di Scampia, così come generazioni differenti, perché sul lungomare cantavano e ballavano tanto i padri quanto i figli. Forse perché in una cittàdiventata orfana troppopresto della sua iconamusicale, PinoDaniele, c’erabisognodiunanuova guida. Enon a caso Liberato al concerto partenopeo ha accennato una strofa di Quanno chiove, conscio di poter arrivare alle anime della città dei « mille culure ». Il fenomeno Liberato è la prova su come costruire una carriera musicale esclusivamente coi social. Perché tutto è nato lì: Facebook, YouTube, Spotify e Tumblr, lapiattaformadimicroblogging dove posta foto di Vesuvio, Maradona, Troisi, Nino D’Angelo e feticci folcloristici. Non c’è un disco ma guadagna dalle visualizzazioni video e dal merchandising. E dai live. L’anno scorso, però, al live (al Mi Ami di Milano) si presentano altri artisti, Calcutta, Izi, Shablo e Priestess, mentre Liberato (scriverà poi sui social) è tra il pubblico. A novembre al Club to Club di Torino invece sono tre uomini incappucciati sul palco, stessa formazione vistamercoledì scorso aNapoli. Il 9 giugno Liberato ha pro- messo che sarà a Milano per un altro evento Converse, prima dell’atteso live al prestigioso Sònar di Barcellona del 15 giugno. Le teorie su chi sia sono tante. Qualcuno ipotizza che dietro ci possa essere in qualchemodoCalcutta, il cantautoredi Latina che con il trapper ha in comune lo stesso regista dei video, Francesco Lettieri (lui stesso indicato come Liberato). Tantissimi indizi portano però a Livio Cori ed Emanuele Cerullo. Il primo è un rapper dei Quartieri Spagnoli con al suo attivo collaborazioni eccellenti e un brano, Surdat (soldati), inserito nella colonna sonora dell’ultima stagione di Gomorra (Roberto Saviano è un suo fan). Il secondo è uno scrittore di Scampia e sarebbe autore dei testi: sul web spulciando i suoi libri e post si trovano frasi identiche nelle canzoni. Forse un giorno l’identità di Liberato sarà svelata. O forse no, è meglio non sapere: « Zitto chi sape ‘o juoco ».