Oggi

Italiani rapiti in Messico C’è una svolta di Fiamma Tinelli

LA PROCURA MESSICANA SA CHI È IL BOSS MANDANTE DEL SEQUESTRO. E IL LEGALE DEI NAPOLETANI DICE: «ÈORA CHE VADANO A PRENDERLO»

- Di Fiamma Tinelli

Abbiamo i nomi dei colpevoli e un governo che ci ascolta: la speranza di sapere che cosa è successo a Francesco, Antonio e Vincenzo, finalmente, si fa più concreta». Claudio Falleti, l’avvocato che da cinque mesi si batte per portare a galla la verità sul rapimento in Messico di Francesco Russo, suo figlio Antonio e il nipote Vincenzo, è cauto, ma non nasconde la sua soddisfazi­one. «La nostra battaglia ha dato un primo risultato: la magistratu­ra di Jalisco ci ha inviato il fascicolo dell’indagine. Ora sappiamo di più».

VENDUTI PER 43 EURO

La vicenda risale al 31 gennaio scorso, quando Raffaele Russo, che vendeva generatori elettrici girando per le campagne dello stato di Jalisco, è scomparso nel nulla a Tecalitlán. Quando poche ore dopo il figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino erano andati a cercarlo, tre agenti della polizia locale li avevano fermati, caricati in auto e venduti per 43 euro a Don Angel, un boss del cartello di Jalisco Nuova Generazion­e, l’associa- zione criminale più violenta del Paese. Gli agenti che hanno rapito i due italiani sono stati poi arrestati, ma il comandante e il vice della stazione di polizia - che secondo gli inquirenti sarebbero coinvolti nel rapimento - si erano subito resi irreperibi­li. E don Angel sembrava un uomo senza volto.

GIRA SU UN SUV ROSSO

«Leggendo i documenti dell’indagine, invece, abbiamo appreso che donAngel esiste, e soprattutt­o ci sono tutte le informazio­ni necessarie a identifica­rlo», spiega Falleti a Oggi. «I poliziotti arrestati hanno parlato di un uomo di corporatur­a robusta, con un vistoso dente di platino, che gira per Tecalitlán a bordo di un Suv rosso». E non basta: il rapimento dei due giovani è stato ordinato da qualcuno che sapeva anche dove si trovasse Raffaele. «I poliziotti hanno dichiarato che quando hanno consegnato Antonio e Vincenzo a don Angel, questi ha detto loro che li avrebbe portati da Raffaele. Quindi è chiaro che i due rapimenti sono collegati», dice il legale della famiglia Russo. Il problema, adesso, è capire che cosa faranno gli inquirenti della Fiscalìa di Jalisco con gli elementi a loro disposizio­ne. «Tecalitlàn è una città di 15 mila abitanti: se i detective sono in caccia di donAngel, non dovrebbe essere difficile rintraccia­rlo. E noi speriamo che gli investigat­ori siano anche sulle tracce di Hugo Martínez Muñiz, il capo della polizia di Tecalitlàn, e del suo vice, ovvero l’anello di collegamen­to con i criminali», dice Falleti. Perché le indagini non si fermino, però, è indispensa­bile che il governo italiano continui a fare pressione su quello messicano. Ed è per questo che pochi giorni fa le famiglie Russo e Cimmino hanno chiesto un incontro al presidente della Camera Roberto Fico. «Il presidente ci ha ascoltati per due ore e mezza e ci ha assicurato la massima collaboraz­ione», dice Francesco Russo, il figlio di Raffaele. «Per noi, che da mesi viviamo un incubo quotidiano, vedere un membro delle istituzion­i che finalmente ci mette la faccia è stato un sollievo. La nostra famiglia non ha più lacrime: ora vogliamo solo la verità».

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L’AVVOCATO SI BATTE DA MESI SILVANA NON DORME PIÙ

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