Oggi

Un prete che vuole sposarsi deve essere ridotto allo statolaica­le?

DON COSTA LUNGA, EX PARROCO VERONESE, SI È SPOSATO CON IL SUO COMPAGNO A GRAN CANARIA

- RISPONDE Monsignor Vincenzo Di Mauro vescovo, arcivescov­o emerito di Vigevano

Questa domanda permettedi chiarireme­glio non tanto la vicenda di don Giuliano Costa lunga, quanto il significat­o delle parole «ridotto allo stato laicale». Tutti, ormai, conosciamo la vicenda di questo sacerdote veronese che, dopo un discernime­nto durato diversi anni, ha scelto di unirsi al suo compagno Paolo in una cerimonia celebrata lo scorso 28aprile sull’isola diGranCana­ria. Leparole che rischiano di portare in sé anche una sensazione di negatività, sono“un atto dovuto ”, non una diminutio, una svalutazio­ne dell’uomo o un giudizio sul suo operato. Mi spiego: se un generale fosse “ridotto” allo stato di di soldato semplice, immediatam­ente respirerem­mo un contesto di deprezzame­nto, dicastigo. Mainquesto­caso, come per il matrimonio cosiddetto“tradiziona­le ”, non c’è nessuna valutazion­e di

merito. È bene che unuomo e/o una donna che si donano reciprocam­ente, senza condizioni, impediment­i e

per sempre siano nella condizione­di poterlofar­e in tutta libertà e senza vincoli con altre persone. Ecco perché anche in ambito civile non si può celebrare un secondo matrimonio fino a quando non sia “finito” il precedente, sancito, peraltro, da un atto di divorzio. Il sacerdote che - teologicam­ente - è “sposato” con Dio in una sorta di dono totale, liberoe perenne, nonpuòfare di sé un altrettant­o dono totale, libero e perenne a un “altro”, chiunque sia. Anche nei casi tradiziona­li, quando un sacerdote sposa una donna, deve abbandonar­e il ministero, chiedere la dispensa dai voti ed essere ridotto allo stato laicale af

finché, “libero” da impegni precedente­mente assunti e dichiarati, possa iniziare un nuovoperco­rsodi vita. Analogamen­te, don Giuliano sta percorrend­o il medesimo iter: valutare, quindi, la parola «riduzione» comecastig­o, svalutazio­ne e giudizio negativo non è corretto né appropriat­o.

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