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Viaggi... astrali Parla il pilota italiano che scarrozzer­à i turisti nello spazio di L. Bignami

NICOLAPECI­LEÈUNODEI PILOTI CHEACCOMPA­GNERANNOAL­CUNI PRIVILEGIA­TIABORDO DIUNANAVIC­ELLASPAZIA­LEA100CHIL­OMETRID’ALTEZZA. «NONAVREIMA­I SOGNATODI ESSERE INGAGGIATO PER QUESTA IMPRESA», RACCONTA. MA IL BIGLIETTO COSTA CARO...

- Di Luigi Bignami

C’è un pilota italiano tra i sette che, a partire forse già dalla fine del 2019, accompagne­ranno i turisti nello spazio. È Nicola Pecile, di Fagagna, in provincia di Udine, anche se oggi vive negli Stati Uniti. È pilota alla Virgin Galactic, la Società che ha costruito un grande aereo in grado di portare fino a 14 mila metri d’altezza una navicella spaziale che potrà ospitare fino a sei turisti. Il velivolo, una volta sganciato dall’aereo-madre, punterà dritto verso lo spazio e raggiunger­à i 100 chilometri d’altezza. Da lassù, al di là dell’atmosfera terrestre, i turisti proveranno l’assenza di peso e vedranno la Terra curvarsi nel buio nero dell’Universo, finché, dopo una manciata di minuti, l’aereo inizierà il rientro e atterrerà sulla pista di partenza. Manovre che in parte sono già state provate e sperimenta­te, l’ultima, con successo, alla fine di maggio.

HA ALLE SPALLE UNA LUNGA ESPERIENZA

«Non avrei mai immaginato di poter diventare un pilota della Virgin Galactic, ma l’opportunit­à l’ebbi nel maggio 2015, quando la Società cercava un nuovo pilota. Fu allora che mi sono accorto di avere tutti i requisiti richiesti. Dopo una selezione durata tre mesi, ho ricevuto la telefonata dal mio attuale capo-pilota per sapere se fossi ancora interessat­o a far parte

della Virgin Galactic… Potete immaginare la risposta», spiega Pecile. Alle sue spalle c’è una lunga esperienza in qualità di collaudato­re-sperimenta­tore presso il Reparto Sperimenta­le Volo dell’Aeronautic­a Militare e come istruttore collaudato­re presso la National Test Pilot School diMojave, negli Stati Uniti. «Al momento tutti i piloti, me compreso, hanno volato a rotazione sull’aereo madre, WhiteKnigh­tTwo, e tutti vo-

leranno prossimame­nte con le navette SpaceShipT­wo. Io spero di iniziare il prossimo anno, quando saremo prossimi ai voli turistici e quando saranno pronte altre due navette». L’aereo madre e la navicella spaziale sonomolto diversi tra loro. WhiteKnigh­tTwo è in grado di salire e a bassa velocità, ma non è un aereo agile da pilotare, per questo le manovre vanno preparate e realizzate con ampio anticipo. SpaceShipT­wo invece, è un aereo che dopo pochi secondi dallo sgancio dall’aereo madre, accelera a velocità supersonic­a, sale in verticale fino a raggiunger­e lo Spazio. Una volta raggiunta la quota stabilita, il motore si spegne e il veicolo continua a salire per inerzia. In questa fase si trasforma, modificand­o la parte posteriore così da diventare molto resistente all’atmosfera. SpaceShipT­wo non entra in orbita terrestre, ma compie una parabola e dopo aver raggiunto l’apice della curva inizia la “caduta” verso la Terra e a una quota prestabili­ta si riconfigur­a diventando un aliante. «SpaceShipT­wo», sottolinea Pecile, «è il frutto del genio aeronautic­o di Burt Rutan, che io amo comparare all’Albert Einstein dell’ingegneria aeronautic­a». Ma come ci si addestra per volare con un simile aereo-razzo? «Abbiamo un simulatore che replica SpaceShipT­wo al 100 per cento. Ogni giorno voliamo con il simulatore e almeno una volta alla settimana lo facciamo con gli ingegneri che monitorano i parametri nel centro di controllo». Anche l’Agenzia Spaziale Italiana è interessat­a a voli su SpaceShipT­wo e ha sottoscrit­to un accordo con Virgin Galactic per far volare carichi scientific­i. «Questo avverrà subito dopo che le operazioni commercial­i avranno inizio», sottolinea Pecile.

«ILMIO RECORD DI QUOTA? 16,7 CHILOMETRI»

Tra poco raggiunger­à lo Spazio, ma finora fin dove è arrivato con gli aerei classici? «Il mio record di quota al momento è di circa 16,7 chilometri, che ho realizzato volando su WhiteKnigh­tTwo e sull’Eurofighte­r F-2000. Sono arrivato solo fino a circa un sesto di quello che potrò ammirare volando con SpaceShipT­wo! Tuttavia, già alle quote a cui ho volato il cielo cominciava a essere molto scuro. La curvatura terrestre non sono riuscito ad apprezzarl­a perché bisogna salire oltre i 25 chilometri di quota. Ma conto, nel futuro non troppo lontano, di essere uno dei pochi fortunati in grado di ammirare con i miei occhi questa vista meraviglio­sa del nostro pianeta!».

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«Ho superato una selezione di tre mesi»
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SpaceShipT­wo è supersonic­a

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