Servirà questo spot per far aumentare le nascite?
È ANDATA IN ONDA UNA PUBBLICITÀ CHE INVITAVA AFAREUNALTRO“BABYBOOM” COME ACCADUTO OGNI VOLTA DOPO I CAMPIONATI MONDIALI
Uno spot non basta. L’obiettivodi unospot è richiamare attenzione e interesse per incrementare le vendite rispetto ai concorrenti. Da questo punto di vista lo spot della Chicco, cheinvita a farvincere il Paesefacendounfiglio, ha colto nel segno. Ovvero chi già progettava di allargare la famiglia tenderà ora a guardare con maggior simpatia i prodottiChicco. Controverso è invece l’impatto sull’incremento effettivo delle nascite. Quello chemostra anche l’esperienza di altri paesi, come lo spot di qualche anno fa inDanimarca, è che il registro dell’ironia e della leggerezza funziona. Nonèperòlastessacosase ilmessaggioarrivadaun’azienda interessata a far profitto anziché da un’istituzione pubblica ( comeinDanimarca, ndr). Ci sono anche altri aspetti rilevanti. In Italia, come molte ricerche confermano, il desiderio di avere figli non manca, quello che va allineato al rialzo sono le politiche familiari, sul versante sia economico che dei servizi. In Danimarca il sistema diwelfare è invece tra i più avanzati e aumentare ulteriormente la fecondità, già maggiore della media europea, richiede una spinta sui desideri riproduttivi. Discutibile è anche l’invito a “farlo per la patria”. La scelta di un figlio toccamotivazioni più profonde che vanno ben oltre l’utilitarismoindividuale o collettivo. Per aumentare le nascite l’esempio da seguire è la Germania che partiva da livelli di fecondità più bassi dei nostri e in dieci anni è salita da unamedia di 1,38 a 1,6 figli (mentre noi siamo scesi da 1,45 a 1,34). Un risultato non ottenuto con uno spot ma attraverso un’ampia azione di effettivo rafforzamento delle misure a sostegno dei progetti familiari.