Hai perso? Il doloreèdoppio della gioia di un guadagno
SPESSO LA NOSTRA MENTE CI IMPEDISCE DI LIBERARCI DICI Ò CHE ABBIAMO, ANCHE SE NONFUNZIONA: UN'“AVVERSIONE AL RISCHIO” CHE ARRIVA ADDIRITTURA DAL PALEOLITICO
Emotivamente 1.000 euro non valgono sempre 1.000 euro. Se sono 1.000europersi il lorovalore è infatti di gran lunga superiore a quello di 1.000 euro guadagnati. Di più: alcuni studi hanno dimostrato che il dolore derivante da una perditaèduevoltesuperiorealla gioiaprovataper il guadagno di un identico importo. Èuno dei peggiori scherzi della nostramentequandosi trattadi prendere decisioni inmateria di investimenti. Un'asimmetria che viene comunemente indicata come avversione al rischio e, comemolti altri comportamenti umani, non ha ancora una spiegazione condivisa. Secondo alcuni studiosi di finanza comportamentale la sua origine va ricercata nel fattocheper l’uomoprimitivo, in lotta per la sopravvivenza, perdere la razione di cibo per un giorno rappresentava un grande pericolo e in alcu- ni casi addirittura la morte, mentre una razione doppia non garantiva un giorno di vita in più. Oggi, che per mangiarenonènecessarioandare acacciaconarco e freccema è sufficiente recarsi in un supermercato, nessuno ha più il terrore di digiunare per un giorno - anzi c’è chi lo fa volontariamente - ma la nostra psiche, a quanto pare, è rimasta ai tempi del paleolitico. Succede così che, pur di non perdere, si prendano decisioni poco razionali e la tempesta che si è abbattuta sulle Borse azionarie dieci anni fa ha mostrato i limiti di questo atteggiamento. Dopo aver subito pesanti perdite per il crollo inatteso del 2008, sia i risparmiatori siamolti investitori professionisti si sono rifugiati nei cosiddetti titoli sicuri, con in testa il Bund, le obbligazioni emesse dal governo tedesco. Peccato che il loro rendimento sia veloce- mente scivolato verso lo zero, mentre le Borse, con l'americanaWall Street in testa, iniziavano il più lungo rialzo della storia. Paradossalmente i detentorideiBund tedeschi, ma anche di alcuni Btp italiani, sono arrivati a sopportare una piccola perdita - si parlava di rendimento negativo - pur di avere la certezza che i loro soldi non sarebbero andati incontro ad eventi imprevisti (la perdita veniva considerata come un premio assicurativo). Un altro esempio pratico di come la nostra insofferenza verso le perdite sia un ostacolo nel campodegli investimenti è il rifiuto di vendere un titolo o un fondo quando è in perdita, per non vederla “cristallizzata” e lasciare viva la speranza che un domani i prezzi possano risalire. Sarebbe invece una buona regola fissare quello che in gergo finanziario viene chiamato stop loss, ovvero un livellodi prezzo sotto ilquale scatta la vendita automatica del titolo .“Tagliare le perdite” fa psicologicamente male ma al nostro patrimonio fa sicuramente bene.