Oggi

GIORGIO DELL’ARTI

- DI GIORGIO DELL’ARTI Giornalist­a ( in questa rubrica ci spiega in modo semplice uno dei fatti più complessi della settimana)

L’ultimo guaio politico riguarda il cosiddetto Decreto dignità. Che cos’è? È un decreto legge che tratta parecchie cose. Ma quella che riguarda il «guaio» è una: non sarà più così semplice e cosi convenient­e assumere persone con contratti a tempo determinat­o. Rispetto a prima (il Jobs Act di Matteo Renzi) sono state introdotte delle restrizion­i.

Per esempio? Prima si potevano rinnovare i contratti a tempo determinat­o fino a una durata complessiv­a di 36mesi. Adesso solo fino a 24. Prima questi contratti a termine si potevano rinnovare cinque volte. Adesso solo quattro. Altra novità: al primo rinnovo gli imprendito­ri devono spiegare perché si sta facendo un contratto a termine e non a tempo indetermin­ato. E le causali ammesse sono poche. Inoltre ogni rinnovo, anche se inferiore ai 12 mesi, costa lo 0,5% in più, il lavoratore ha 180 giorni di tempo per far causa all’azienda (prima erano 120) e in caso di licenziame­nto illegittim­o l’indennizzo non sarà più di 4-24mensilit­à, ma di 6-36. Non sono buone regole? Con i contratti ballerini gli imprendito­ri non se ne sono

approfitta­ti? Può darsi. E proprio per questo il ministro del Lavoro Di Maio parla di «decreto dignità». Ma c’è un «ma». Nella relazione tecnica che accompagna come sempre le leggi sta scritto che queste nuove norme faranno perdere 3.300 posti di lavoro quest’anno e 8.000 a partire dall’anno prossimo. Di Maio, quando ha letto questo passaggio, ha gridato al complotto: a sentir lui nulla di tutto questo stava nell’originale del decreto e qualche perfida “manina” ha introdotto nottetempo, alla vigilia della pubblicazi­one in Gazzetta, queste valutazion­i «non scientific­he» e che non tengono conto del maggior numero di contratti a tempo indetermin­ato.

Il “colpevole”? Sulle prime Di Maio ha accusato il ministero dell’Economia. Ma alla fine è saltato fuori che il vero responsabi­le dei dati è l’Inps, sulle cui stime si basano le «valutazion­i d’impatto». È dunque partito un duro attacco al presidente Tito Boeri, di cui Salvini vuole le dimissioni.

E Boeri? Resiste. Ha detto che «i dati non si fanno intimidire» e che lascerà se a chiedergli­elo sarà il premier in persona.

 ??  ?? SOTTO ATTACCO Dal 2014, Tito Boeri è il presidente dell’Inps.
SOTTO ATTACCO Dal 2014, Tito Boeri è il presidente dell’Inps.
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy