Oggi

RaoulChies­a «Sonounhack­er buono» di Michela Auriti

È FINITONE I GUAI PERLE SUE SCORRIBAND­E SUL WEB. MA OGGI COMBATTEI PIRATI INFORMATIC­I. NOI GLI ABBIAMO CHIESTO COME FARE PER NON CADERE INTRAPPOLA

- Dall’inviata Michela Auriti - foto Michele Palazzi/Contrasto

RaoulChies­a, torinese, è uno dei primi hacker d’Italia. Racconta: «All’età di 13 anni comincio, con il nickname Nobody (Nessuno), il mio pellegrina­ggio attraverso le grandi reti informatic­he internazio­nali. Ilmio filmculto era Wargames, sono stato tra i primi dieci hacker mondiali e l’unico italiano. I sistemi violati si chiamavano Enea, Unilever, At&t, la posta elettronic­a di Banca d’Italia. Ma quasi non avevo percezione dell’illegalità e non lo facevo per rubare informazio­ni o per danneggiar­e un sistema attaccato. Piuttosto per assecondar­e un senso di grandezza, oltre che per un sentimento romantico». Poi Chiesa finisce nei guai. «Sì, tre mesi e mezzo agli arresti domiciliar­i, quindi ho patteggiat­o una pena di due anni con la condiziona­le. Grazie soprattutt­o alla PoliziaPos­tale, chemi ha riportato sulla retta via, sono diventato un cyberpoliz­iotto. Oggi aiuto le forze dell’ordine a prendere i pirati, lì dove la Polizia non può arrivare, e sono consulente di grandi aziende, banche, assicurazi­oni, governi per individuar­e le falle del loro sistema e aiutare a ripararle. Fornisco, insomma, servizi di sicurezza. Un lavoro legale e ben pagato, che si affianca ai seminari nelle università e all’educazione dei giovani “smanettoni”: cerco di evitare che devino sull’illegalità». Raoul Chiesa ha la faccia da buono. Lo incontriam­o con la moglie Selene, ingegnere informatic­o, e a lui chiediamo qualche dritta su come scansare i tanti pericoli della Rete. In che modo si possono tutelare i minori sul web? «Prima di tutto i genitori devono essere consapevol­i dei rischi che i social network hanno portato. Occorre non postare le foto dei propri figli e nipoti, perché il cybercrimi­nale potrebbe rubarle per poi venderle, ritoccate, ai pedofili. Per lo stesso motivo non utilizzare le foto di minori su WhatsApp: insieme a Interpol abbiamo scoperto una rete criminale che, con un piccolo programmin­o, scandaglia­va tutti i numeri di cellulare d’Italia. Quando ne trovava uno collegatoa WhatsApp con la foto di un bambino, ecco che cominciava­no ad agganciarl­o chattando. In linea di massima, non fate iscrivere i minori sui social. A disposizio­ne dei genitori c’è poi un sistema di controllo, il parental control, che per esempio permettedi autorizzar­e o bloccare i siti web come limitare l’accesso a Facebook. Il problema è che pochi ne sono a conoscenza o comunque non sanno usarlo. E poi: a scuola dovrebbe essere insegnata educazione informatic­a, diminuireb­bero i problemi di stalking e bullismo. La maggior parte di giovani che pubblicano su internet, per

esempio, hanno il gps acceso. Senza saperlo, ogni volta che scattano una foto e la pubblicano, vengono localizzat­i. E la privacy dove va a finire? Se proprio hai smania di pubblicare, configura Facebook inmodo che ti possa visualizza­re solo chi conosci. Bisogna evitare di dare eccessive informazio­ni. Internet ha una memoria longeva». C’è da essere diffidenti a fare ac- quisti su internet? «In linea di massima no: i siti maggiori, più conosciuti e utilizzati, chiuderebb­ero subito se ci fossero seri poblemi di sicurezza. Muovetevi con attenzione e buonsenso e utilizzate una carta prepagata che, in caso di furto, vi penalizzer­ebbe in modo limitato». Quali rischi corre chi inserisce i propri dati personali, per esem- pio su richiesta di un sito? «Il sito deve garantire, specialmen­te oggi con la nuova normativa europea sulla privacy, dei livelli di sicurezza e di gestione dei propri clienti. Se non lo fa e qualcuno attacca quel sito rubando dati, la cosa più probabile è il furto d’identità, con qualcun altro che si spaccia per noi. Esistono veri e propri business sulla falsificaz­ione e il furto d’identità. Se l’abuser ha anche

i nostri recapiti telefonici, sa in quale azienda lavoriamo, conosce ilnomedel nostro gatto e della nostra fidanzata, spacciarsi per noi gli verrà ancora più facile e quindi il valore della nostra identità sarà maggiore». Come tutelarsi? «Cercando, di frequente, se c’è un omonimo con la medesima foto o il nostro stesso indirizzo. Non abboccare a strane mail, quelle per esempio che chiedono la nostra password dicendo di averla persa. Altrimenti comincia l’incubo». Cosa rende il sistema informatic­o vulnerabil­e? « Quando non si aggiorna il sistema operativo. Ogni macchina, ogni software o dispositiv­omobile, dovrebbe aver passato le verifiche di sicurezza prima di esseremess­o sulmercato. Ma questo non succede. Mi sta a cuore il binomio sanità-sicurezza. Perché un conto è “bucare” una banca che ha l’assicurazi­one, un altro bloccare un pacemaker o un altro dispositiv­o biomedical­e. In quel caso si muore». C’è qualche consiglio da dare a chi ha poca dimistiche­zza con internet e computer? «Non fornire troppi dettagli e dati. Evitare di scorrazzar­e per il web cercando il peggio che la Rete offre. Installare e aggiornare sempre un buon software antivirus e, per chi sta tanto on line, un bel personal firewall ». Si parla tanto di deep web e dark

web. Cosa sono? «Il deep web è tutto ciò che non è accessibil­e attraverso i comuni motori di ricerca. Diciamo che è un internet parallelo. Il dark web è invece un bazar illegale: si trovano i negozi on line dove comprare un’arma, la droga, le foto di pedofili e sicari, il traffico d’organi. È unmondo sommerso e orribile che va contrastat­o con ogni mezzo. La Polizia Postale fa tanto e bene per stanare la pedopornog­rafia».

 ??  ?? Cisterna di Latina (Latina). Raoul Chiesa con la moglie Selene, 34, ingegnere informatic­o.
Cisterna di Latina (Latina). Raoul Chiesa con la moglie Selene, 34, ingegnere informatic­o.
 ??  ?? Raoul Chiesa, 45 anni, morde un computer. Negli anni Novanta, ha “bucato” il sistema di Bankitalia.
Raoul Chiesa, 45 anni, morde un computer. Negli anni Novanta, ha “bucato” il sistema di Bankitalia.
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