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MessicoHan­noarrestat­oilboss che ha fatto sparire gli italiani di Fiamma Tinelli

A SEIMESI DAL SEQUESTRO DI RAFFAELE, ANTONIO E VINCENZO, IL MISTERIOSO DON AN GEL È IN MANETTE. E LA VERITÀ PIÙ VICINA

- Di Fiamma Tinelli

Finalmente. Finalmente abbiamo un colpevole. A sei mesi dalla scomparsa di Raffaele Russo, suo figlio Antonio e suo nipote Vincenzo Cimmino - i tre “magliari” napoletani svaniti nel nulla a Tecalitlàn - la polizia messicana ha arrestato Josè Guadalupe Rodriguez Castillo, boss del cartello Nueva Generaciòn, con l’accusa di essere il mandante del sequestro. «Castillo è certamente don Angel, l’uomo a cui i poliziotti messicani hanno venduto i nostri connaziona­li», spiega Claudio Falleti, l’avvocato della famiglia. «È la svolta che aspettavam­o: finalmente la verità è a portata di mano».

PRIMO INDIZIO, L’AUTO

Ma andiamo per ordine, perché come gli inquirenti messicani sono risaliti a Castillo è già una storia nella storia. Il 10 luglio, la polizia di Tecalitlàn nota un’auto che circola per le strade del paese: è l’Honda bianca presa a noleggio da Raffaele Russo per distribuir­e i suoi generatori elettrici nella provincia di Jalisco e sparita il giorno stesso del rapimento. Alla guida, c’è un uomo che vive nei dintorni. Chi gli ha dato l’Honda, non c’è dubbio, è collegato al sequestro. La notizia del ritrovamen­to dell’auto, però, non viene resa pubblica. Le indagini hanno bisogno di silenzio, i boss non devono sapere nulla. La Procura di Jalisco, che dopo seimesi di buio ha finalmente una pista da se- guire, lavora giorno e notte. Pochi giorni dopo il ritrovamen­to dell’Honda bianca, gli inquirenti diramano un comunicato stampa apparentem­ente innocuo: in seguito al ricorso alla Commission­e interameri­cana per i diritti umani inoltrato dall’avvocato Falleti, le indagini verranno allargate alle province circostant­i a quella di Jalisco. Sembra un manifesto burocratic­o, ma è un avvertimen­to: occhio, perché cercheremo ovunque, dicono tra le righe i magistrati. Lunedì 30 luglio, la svolta: la polizia di Jalisco arresta Josè Rodriguez Castillo per il sequestro dei tre italiani. Nelle foto che arrivano dal Messico, Castillo conserva la sua faccia da duro anche circondato dagli agenti in assetto da guerriglia. Ma ormai ha le mani legate. In tutti i sensi. Le prove contro di lui, racconta a Oggi l’avvocato Falleti, sono schiaccian­ti: «Secondo gli inquirenti, Castillo è l’uo- mo che aveva a libro paga la polizia municipale di Tecalitlàn. L’ordine di fermare Antonio e Vincenzo con la scusa di un controllo per poi venderli al cartello, quindi, non può essere venuto che da lui». Eppure, gli agenti (oggi in carcere) che hanno sequestrat­o i nostri connaziona­li avevano fatto il nome di un fantomatic­o don Angel, mentreCast­illo a Jalisco è conosciuto come el Quince. Possibile non sia lui l’uomo giusto? «No: pur di non dare il vero nome del boss, i poliziotti si sono inventati uno pseudonimo per depistare le indagini, ma non ha funzionato», spiega Falleti. Nel primo interrogat­orio condotto dai detective messicani Castillo ha negato tutto, e non c’è da sorprender­si. «Intanto però è stata ritrovata anche l’auto di Antonio e Vincenzo e noi siamo certi che presto avremo altre informazio­ni», commenta Falleti. Don Angel, ormai, non ha scappatoie. Per la famiglia Russo, è la prima buona notizia dopo mesi di incubo. «Il pensiero dimio padre, mio fratello e mio cugino è con noi giorno e notte», ha detto Francesco Russo. «Ora vogliamo la verità». È una corsa contro il tempo: la chiusura delle indagini è prevista per settembre.

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 ??  ?? Sopra, il boss Josè Rodriguez Castillo circondato dagli agenti dopo l’arresto. A sinistra: Vincenzo Cimmino, 29, Raffaele Russo, 60, e Antonio Russo, 25.
Sopra, il boss Josè Rodriguez Castillo circondato dagli agenti dopo l’arresto. A sinistra: Vincenzo Cimmino, 29, Raffaele Russo, 60, e Antonio Russo, 25.
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IL LORO AVVOCATO A sinistra, Claudio Falleti, avvocato della famiglia Russo. «Castillo è DonAngel», dice.

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